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Riesci a pensare “out of the box”?

Thinking out of the box, pensare creativoMolte idee creative hanno una particolarità: sono geniali e semplici allo stesso tempo.

Dopo che le abbiamo ascoltate o che le abbiamo viste realizzate, ci sembrano così scontate (per non dire banali) che ci meravigliamo che non siano venute a noi. Ti è mai capitato qualcosa del genere?

Come possiamo riuscire a generare idee innovative? 

Gli elementi che entrano in gioco, per la verità, sono molti (competenze individuali, strategie e strumenti innovativi, ambiente stimolante, ecc.); oggi, però, vorrei puntare l’attenzione su qualche strategia di pensiero creativo.

Quando in ambito lavorativo c’è bisogno di qualche nuova idea, veniamo spronati a pensare fuori dagli schemi (thinking out the box), ma sentirselo dire… non sempre aiuta! Pensare in modo ordinario significa osservare le cose, descrivere i problemi come fanno tutti, attuare soluzioni o strategie che sono già state sperimentate.

Rompere gli schemi, pensare “out of the box”, vuol dire sforzarsi di osservare le situazioni da diversi punti di vista, avventurarsi per strade non battute, individuare soluzioni divergenti e, perché no, anche divertenti.

Ecco qualche indicazione utile:

1. Atteggiamento positivo (e “out of the box”)

Le persone che generano idee creative sono quelle più determinate a trovarle, quelle che hanno chiaro  l’obiettivo da raggiungere, quelle che credono nelle proprie possibilità. Jack Foster, brillante pubblicitario statunitense, racconta che, durante un seminario sulla pubblicità, solitamente chiedeva ai suoi studenti di creare, per il giorno successivo, un cartellone pubblicitario per un coltellino svizzero. La maggior parte di loro portava il lavoro richiesto, ma parecchi dicevano che, nonostante molte ore di impegno, non erano riusciti a farlo.

Dopo tre anni Foster decise di cambiare compito: chiese agli studenti di creare almeno 10 cartelloni sul coltellino svizzero durante la pausa pranzo. Il risultato fu sorprendente: tutti avevano almeno dieci idee, molti ne avevano di più, un ragazzo addirittura 25. Comprendere che non esisteva solo una soluzione giusta, che era possibile avere molte idee in poco tempo, aveva schiuso agli studenti le porte della creatività.

La nostra mente, poi, percepisce in modo completamente diverso le ingiunzioni positive e quelle negative. Può sembrare una sottigliezza ma affermare “Non voglio più avere questo problema” è completamente diverso dal domandarsi “Come posso ottenere questo risultato?”. La seconda stimola, molto più della prima, a trovare una molteplicità di soluzioni concrete.  La prossima volta che avremo una difficoltà, proviamo trasformarla in una sfida creativa, immaginando, fin dall’inizio, il successo finale.

2. Capovolgere la prospettiva

Gli artisti, i bambini, gli umoristi riescono a cogliere prospettive inaspettate, perché sono capaci di capovolgere il proprio punto di vista. Se ogni medaglia ha il suo rovescio, in ogni circostanza possiamo trovare almeno un’altra modalità per descrivere la situazione. Un po’ come in questa storiella: «Al funerale di un novantenne, Marco, un suo amico coetaneo, pensa “Con tutto quello che ha combinato in vita, sarà sicuramente finito all’inferno; e quando verrà il momento, anch’io, che sono stato suo compagno di bagordi, lo raggiungerò”. Una volta morto, Marco si trova in mezzo ad una grande folla e comincia a cercare il suo amico, ad un tratto lo trova abbracciato ad una bellissima ragazza. Stupefatto esclama: “Io credevo di essere finito all’inferno…”, “Ma sì, certo che questo è l’inferno” risponde l’amico “io sono la punizione per la ragazza!”».

Modalità insolite di percepire e descrivere una certa situazione (più grande o più piccola, più leggera o più pesante, ecc.) possono condurci più facilmente verso soluzioni nuove e brillanti.

3. Sperimentare le alternative

Viene spontaneo svolgere determinate attività come si è sempre fatto; il nostro cervello sembra “programmato” in base a principi di economia: una volta imparato a svolgere un certo lavoro, tendiamo a farlo sempre nello stesso modo. Il coraggio di sperimentare delle modalità alternative, però, può schiudere scenari inattesi e, spesso, inimmaginabili.

In ambito sportivo, ad esempio, il salto in alto veniva eseguito, fin dagli inizi dell’800, con la tecnica della “sforbiciata”, in cui l’atleta saltava prima con la gamba più vicina all’asticella e poi con l’altra (con un movimento simile alle lame delle forbici). George Horine, un atleta statunitense, introdusse, nel 1912, lo stile ventrale (Western roll), che consisteva portare la gamba esterna sopra l’asticella e poi passare, sul ventre, con il resto del corpo (modalità che lo condusse a vincere la medaglia d’oro alle olimpiadi del 1912). Questa nuova tecnica consentì agli atleti di superare, anche se solo di pochi centimetri, il “limite” dei due metri.

La vera rivoluzione, però, arrivò nel 1968 quando Dick Fosbury, un atleta innovativo della Oregon State University, sfruttando i nuovi materassini d’atterraggio, più soffici e rialzati, mise a punto un nuovo stile. Fosbury saltò sulla schiena, passando sull’asticella prima con la testa e le spalle e poi con le gambe. Il suo coraggio e il suo desiderio di sperimentare nuovi approcci gli valse la conquista, nel 1968, dell’oro olimpico e l’ingresso nella storia dell’atletica leggera (National Track & Field Hall of Fame).

4. Ampliare il campo delle possibilità

Nell’usare prodotti o servizi tendiamo a limitarci alle modalità d’impiego che ci vengono suggerite, senza fermarci a pensare quali altri usi ne potremmo fare. Cercare di ampliare le modalità di utilizzo di un certo oggetto può condurci a soluzioni efficienti e sorprendenti.

Un Italiano entra in una banca di New York e chiede un prestito di cinquemila dollari per recarsi in Italia. Il funzionario gli chiede una garanzia, così l’Italiano tira fuori le chiavi di una Ferrari, parcheggiata davanti alla banca, e consegna i relativi documenti. Ottiene il prestito e un impiegato parcheggia la Ferrari nel garage sotterraneo della banca. Il presidente della banca e i suoi funzionari si fanno quattro risate alle spalle di un Italiano che utilizza una Ferrari da 250 mila dollari come garanzia di un prestito di cinquemila. Tre settimane più tardi l’Italiano ritorna, restituisce i cinquemila dollari e paga gli interessi pari a 15 dollari e 41 centesimi. Il funzionario gli dice: “Siamo veramente lieti per averla avuta come cliente, però mi tolga una curiosità : abbiamo assunto qualche informazione su di lei e ci siamo resi conto che lei è un milionario. Perché è venuto a chiederci un prestito di cinquemila dollari?”. La risposta dell’italiano è laconica: “Secondo lei dove posso trovare a New York un posto dove parcheggiare per un mese la mia Ferrari per 15 dollari e 41 centesimi e sperare di ritrovarla al mio ritorno?”.

I nostri prodotti, forse con qualche piccola modifica, potrebbero rispondere a numerose altre esigenze (espresse o latenti) dei nostri clienti attuali e futuri.

5. Non dare nulla per scontato

Ci sono delle modalità di lavorare, soprattutto nelle organizzazioni, che non vengono mai messe in discussione. Quando qualche nuovo assunto pone delle domande la risposta più frequente è abbiamo sempre fatto così”.  Molte innovazioni di successo sono state concepite da persone che hanno avuto il coraggio di mettere in discussione ciò che per tutti gli altri era ovvio e scontato.

Nel 1949 Frank McNamara era a cena, con alcuni clienti, presso il Major Cabin Grill di New York e, al momento di pagare, si accorse, con un certo imbarazzo, che aveva lasciato i soldi a casa. Un collega gli prestò i soldi per il conto, ma McNamara contrariato si domandò: “Perché le persone devono limitarsi a spendere per quel che portano con sé, invece che per quel che possono permettersi?”. Pochi mesi dopo, insieme a Ralph Schneider e Casey Taylor, McNamara fondò il Diners Club Inc. e mise sul mercato la prima carta di credito, usata principalmente, come indicava il nome, per pagare nei ristoranti.

Michele Ferrero, amministratore dell’omonima ditta dolciaria, nel 1968 esortava i suoi collaboratori a ideare nuovi prodotti. “I bambini sono attratti dalle uova di Pasqua perché sono gustose e hanno le sorprese”, disse ad una riunione, “… possiamo trovare il modo di dargli la Pasqua tutti i giorni?”. Il gruppo di lavoro cominciò ad elaborare delle ipotesi e, ben presto, lanciò sul mercato un nuovo prodotto che ebbe un notevole successo: gli ovetti Kinder Sorpresa.

Nell’estate del 1995, Pierre Omidyar era a cena con la sua fidanzata, Pam Wesley, appassionata collezionista di Pez Dispenser, contenitori per caramelle a forma di personaggi. Pam si lamentava del fatto che era sempre più difficile trovare altri collezionisti con cui scambiare pezzi delle sue raccolte. Pierre si domanda: “Come potrei darti la possibilità di contattare collezionisti in tutti gli Stati Uniti o, meglio ancora, in tutto il mondo?”. Si confrontano sulle nuove possibilità offerte da Internet e, pochi mesi dopo, Omidyar, quasi per scommessa (senza immaginare ciò che sarebbe poi accaduto), fonda AuctionWeb, un sito di aste on-line che, nel settembre del 1997, a seguito di un fulmineo successo, modifica il nome in eBay.

Un buon punto di partenza consiste nel porre domande, all’apparenza banali, ma che, se approfondite e valutate, possono celare al loro interno interessanti possibilità.

6. Aerare il cervello prima di soggiornarvi

Il nostro cervello ha bisogno di ossigeno: sia l’ossigeno “chimico”, che riceve con una corretta respirazione, sia l’ossigeno inteso come nutrimento creativo. Come è consigliabile svolgere un’attività fisica due-tre volte a settimana, è altrettanto necessario rinvigorire la nostra mente con stimoli multisensoriali (concerti, visite a musei e mostre, degustazioni particolari, ecc.).

Quando viviamo esperienze simili, positive, vivaci e stimolanti, il nostro cervello produce delle sostanze chimiche che, oltre a  farci sentire bene, agevolano nuove connessioni e nuove idee. In momenti di difficoltà, in cui fatichiamo a trovare qualche nuova idea, allora, proviamo a cambiare attività, magari facendo una breve passeggiata, scambiando quattro chiacchiere con un collega davanti ad un buon tè, sfogliando dei fumetti, ecc. Anche la musica (soprattutto il ritmo), è un ottimo strumento per risvegliare l’emisfero destro, per “distaccarci” un momento dalla realtà quotidiana e cogliere connessioni insolite.

Questi semplici accorgimenti rappresentano, nella mia esperienza, un interessante punto di partenza per migliorare il nostro modo di pensare, per uscire dagli schemi e generare idee creative. La motivazione, ovviamente, è alla base del processo creativo (ne parlavo nell’articolo “Cosa ci motiva ad essere creativi?“).

Lawrence Henry Summers, Rettore dell’Università di Harvard dal 2001 al 2006, redarguì due studenti che erano andati a lamentarsi nel suo ufficio con queste parole: “Ragazzi, in questa università non si viene per poi trovare un lavoro, si viene per inventarlo.”

2 commenti su “Riesci a pensare “out of the box”?

  1. Marco

    Grazie Prof.
    seguirò il suo blog con molta attenzione!

    Vorrei chiederle, in merito, qualche spunto di riflessione per applicare i concetti da lei trattati in lavori che sono (sembrano!) “bloccati” e metodici. Sicuramente i suoi consigli sono interessanti per chi si occupa di marketing, comunicazione, PR, ecc.

    Ma c’è una chiave di lettura per un commercialista che redige il bilancio per una S.P.A., per esempio?
    Sono molto interessato in quanto in questo periodo di post laurea sono entrato in un contesto del genere …
    La ringrazio anticipatamente per la sua disponibilità e condivisione delle idee!

    1. Giovanni Lucarelli Autore articolo

      Grazie Marco,
      per l’apprezzamento per il blog; la tua domanda, anche se un po’ “provocatoria”, è sicuramente interessante.
      La creatività mostra tutto il suo potenziale in ambiti “aperti” e dinamici, in cui è possibile attuare una molteplicità di strategie (comunicazione, sviluppo nuovi prodotti, marketing, strategie aziendali, ecc.), risulta comunque preziosa anche nei contesti lavorativi più “tradizionali”.

      Anche in lavori apparentementi standardizzati e ripetitivi, infatti, è possibile individuare dei miglioramenti (innovazione incrementale) che possono migliorarne l’efficacia e l’efficienza. Le modalità “classiche” con cui vengono svolte determinate attività sono state inventate da qualcuno … e non è escluso che qualcun’altro possa escogitarne di migliori 😉

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