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Cosa ci motiva ad essere creativi?

Motivazione, motivazione intrinseca, creatività

Che cos’è che ci motiva ad essere creativi?

La motivazione, da un punto di vista psicologico, riguarda i diversi fattori che attivano e orientano il nostro comportamento e, soprattutto, lo sostengono nel tempo.

Quando svolgiamo un’attività sono sempre presenti, anche se in diversa misura, tre elementi: la scelta degli obiettivi che desideriamo raggiungere (direzione), la quantità e la qualità delle energie che investiamo nell’attività (intensità), la continuità e la perseveranza delle nostre azioni (persistenza).

Gli studiosi della motivazione sono concordi nell’individuare, nell’orientamento motivazionale di ognuno di noi, due componenti principali: la motivazione estrinseca e la motivazione intrinseca.

Motivazione estrinseca e intrinseca

La motivazione estrinseca proviene dall’esterno ed è determinata dall’attesa di un premio (rinforzo positivo) o di una punizione (rinforzo negativo). Tendiamo a svolgere una certa attività o un determinato lavoro perché ci aspettiamo di ricevere una ricompensa (vantaggi materiali, riconoscimenti, ecc.). Frederic Skinner, noto psicologo comportamentista, nella sua teoria del rinforzo (1974) ha evidenziato come un opportuno stimolo positivo sia in grado di aumentare e di mantenere la frequenza di un determinato comportamento, fino a trasformarlo in un modello di condotta.

Ma tutte le ricompense sono ugualmente efficaci?

Numerosi esperimenti mostrano che la “remunerazione” deve essere tempestiva rispetto all’azione svolta (sollecita), direttamente collegata ad un preciso comportamento (specifica), e coerente con le prestazioni (credibile). Ricompense di questo genere sono più efficaci perché vengono comprese meglio, ricordate più a lungo e producono un maggiore impatto emotivo.

Che influenza ha la motivazione estrinseca sulla creatività? L’aspettativa di una ricompensa diretta sembra condizionare, come vedremo tra poco, la scelta e le modalità di esecuzione di un compito.

La motivazione intrinseca ha origine dentro l’individuo e nasce dalla curiosità, dal desiderio di conoscenza, dalla voglia di realizzare qualcosa di nuovo e di originale. E’ la forza che ci sprona a svolgere delle attività appassionanti e sfidanti per il gusto di farle, che ci stimola a portare a termine compiti complessi per la soddisfazione di vederli realizzati. Secondo alcuni autori (come, ad esempio, Robert White) questa motivazione è collegata anche al bisogno di conoscenza, che ci spinge a ricercare nuove informazioni, e al bisogno di competenza (effectance), che ci stimola ad affrontare prove sfidanti per sentirci competenti ed efficaci. Altra componente interessante, evidenziata da Deci e Ryan, è l’autodeterminazione: la libertà di scegliere autonomamente le attività in cui impegnarsi. Quando una persona si sente artefice delle proprie scelte (locus of causality,) mostra una motivazione intensa, solida e duratura.

Steven Reiss, docente di psicologia presso l’Ohio State University, ha svolto diverse ricerche analizzando le “motivazioni psicologiche ultime” che determinano il comportamento umano. Ha individuato, così, 16desideri primari” che motivano intrinsecamente il nostro agire:

1. Potere: indica se per la persona è più importante comandare e avere responsabilità, oppure eseguire degli incarichi;

2. Indipendenza: riguarda i rapporti che una persona desidera instaurare con gli altri relativamente all’autonomia o alla dipendenza.

3. Curiosità: esprime l’importanza che la “conoscenza” riveste nella vita della persona e per quale motivo.

4. Accettazione: rivela su “chi” e “che cosa” è basata l’immagine positiva che una persona ha di sé.

5. Ordine: indica il livello di strutturazione o di flessibilità di cui una persona ha bisogno nella vita.

6. Raccolta – risparmio: mostra quanto significhi emotivamente per la persona possedere dei beni e degli oggetti.

7. Onore: esprime l’importanza che riveste, per la persona, la fedeltà ai principi oppure l’orientamento al risultato.

8. Idealismo: evidenzia il peso che ha, per la persona, la responsabilità rispetto alla correttezza ed alla giustizia sociale.

9. Relazioni: esprime l’importanza dei contatti sociali e la loro quantità.

10. Famiglia: indica quanto sia importante occuparsi delle persone (e dei familiari) in maniera premurosa.

11. Status: concerne il desiderio di essere “diverso e riconoscibile (èlite)”, oppure di essere “uguale e inosservato”.

12. Lotta – Vendetta: riguarda il confronto con gli altri (aggressione e ritorsione piuttosto che armonia ed evitamento dei conflitti).

13. Eros: rivela l’importanza della sensualità nella vita della persona (compresi gli aspetti correlati come l’arte, il design, l’estetica, la bellezza, ecc.)

14. Cibo: mostra quanto il cibo contribuisce a rendere la persona soddisfatta della propria vita.

15. Attività fisica: esprime quale importanza ha l’attività fisica (lavoro o sport) nel rendere la persona soddisfatta di sé.

16. Tranquillità emotiva: indica in che misura condizioni emozionali stabili contribuiscono a rendere una persona soddisfatta della propria vita.

La classificazione di Reiss sembra riassumere ed integrare una molteplicità di fattori evidenziati da altri studiosi, consente di analizzare con maggior precisione la motivazione intrinseca e di individuare ciò che procura, ad ognuno di noi, una considerevole gratificazione.

Motivazione e creatività

La motivazione intrinseca può influire sul processo creativo?

Diversi ricercatori hanno condotto numerosi studi riguardanti le relazioni tra ricompense e prestazioni; i risultati confermano che:

– le ricompense tendono ad incoraggiare le persone a concentrarsi strettamente su di un compito, a svolgerlo nel modo più rapido possibile, assumendosi pochi rischi;

– le persone, spesso, si sentono controllate dalla ricompensa e, come ricorda Richard Ryan, “la creatività tende a ridursi quando diminuisce il senso di autodeterminazione”;

– le ricompense estrinseche possono erodere la motivazione intrinseca, rendere il lavoro meno piacevole e ridurre l’accuratezza e l’impegno.

Un aspetto interessante riguarda anche le modalità con cui una ricompensa viene vissuta dalla persona. La percezione di lavorare solo per ottenere qualcosa, infatti, diminuisce il desiderio di svolgere tale attività.

C’è una storiella simpatica che chiarisce bene questo concetto.
Un anziano signore veniva spesso infastidito dalle prese in giro e dagli scherzi dei bambini del
vicinato. Un giorno escogita un piano: offre ad ogni bambino con un dollaro per tornare ad insultarlo il martedì successivo. I bambini lo fanno entusiasti e ricevono la ricompensa, ma ottengono una promessa di soli 25 cent per il mercoledì. Il giorno successivo tornano, lo insultano di nuovo e ottengono il loro quarto di dollaro. L’anziano, a questo punto, dichiara che giovedì avrebbe dato loro solo un penny. Allora i bambini gli dicono di lasciar perdere e non si prendono più gioco di lui.

Teresa Amabile, docente all’Harvard Business School ed esperta di creatività organizzativa, ha condotto una serie di studi per approfondire le correlazioni tra ricompense e creatività.

In un primo studio (1985) ha chiesto agli studenti di un corso di scrittura creativa presso la Brandeis University di scrivere alcune poesie. Ad un primo gruppo aveva dato una lista di  motivazioni estrinseche (fare buona impressione sui docenti, guadagnare denaro e ottenere l’accesso a scuole di specializzazione post-universitaria, ecc.) e aveva chiesto loro di realizzare i propri scritti in relazione a queste motivazioni. Ad un secondo gruppo fu data una lista di motivazioni intrinseche (il piacere di giocare con le parole, la soddisfazione di esprimere se stessi, ecc). Ad un terzo gruppo, infine, non venne data alcuna lista. Gli studenti a cui avevano dato le motivazioni estrinseche trovarono il compito più difficoltoso e produssero scritti che, a giudizio di una commissione di dodici poeti indipendenti, erano indubbiamente scarsi e decisamente meno creativi degli altri gruppi.

In un esperimento successivo la Amabile ha presentato ad alcuni studenti puzzle di differente complessità; ad un gruppo aveva promesso una ricompensa se fossero riusciti a completarli, mentre all’altro non aveva promesso nulla. Gli studenti che non si attendevano una ricompensa scelsero i puzzle più difficili, mentre quelli a cui era stato promesso un compenso optarono per quelli più facili.

Teresa Amabile ha evidenziato, nelle sue ricerche, come ricompensare direttamente l’ideazione creativa tende, ben presto, ad inibirla e, in alcune circostanze, giunge perfino ad estinguerla completamente (“How to kill creativity). La persona, infatti, tende a spostare la propria attenzione e le proprie energie dal compito creativo alla ricompensa. “Più è complessa l’attività” ammonisce la ricercatrice, “maggiore è il danno che può causare la motivazione estrinseca”.

Ciò che ci spinge a svolgere attività creative, quindi, è principalmente la motivazione intrinseca, una splendida miscela di curiosità, apprendimento, gusto della sfida, autonomia di scelta e, ovviamente, passione.

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