Qual è l’elemento comune agli innovatori più brillanti?
Sono persone che hanno creato dei prodotti (macchine fotografiche, lettori MP3, tablet, ecc.), o dei servizi (carta di credito, vendite on-line, ecc.), o delle piattaforme software (social network, geolocalizzatori, ecc.) che hanno rivoluzionato la nostra vita. Alla base del loro successo c’è un “segreto”, all’apparenza molto semplice, che ognuno di noi possiede fin da bambino.
Diversi studi, da quello “classico” condotto da George Ainsworth Land nel 1968 fino a quelli più recenti, evidenziano come con il progredire dell’età si riduca la capacità di ridere e di porre domande. All’età di 5 anni i bambini ogni giorno ridono circa 113 volte e pongono una media di 65 domande, a dieci anni il numero delle risate si riduce ad 83 e quello delle domande a 41. Nell’età adulta le risate quotidiane diventano appena 11 e le domande 6.
Una caratteristica comune agli “innovatori di successo” è proprio la capacità di porsi le domande “giuste”: domande che stimolano l’immaginazione, che sospingono il pensiero verso nuovi orizzonti, che ci avvicinano all’obiettivo che vogliamo raggiungere.
Interrogativi creativi
Jennifer Land è una bambina di 3 anni: nell’estate del 1944, durante una gita si lamenta con il suo papà perché vuole vedere subito le foto che hanno scattato. Hedwin Herbert Land, fisico ed imprenditore di successo, riflette: “Come posso sviluppare e stampare una foto istantaneamente?”. L’anno successivo regala a Jennifer una Polaroid, una macchina fotografica di nuova concezione.
Dannis Crowley, nella primavera del 2008, perde il lavoro e non sa bene cosa fare. Per la verità desidera divertirsi un po’ e, soprattutto, vuole ampliare la sua vita sociale a Manhattan. Insieme al suo amico Naveen Selvadurai si chiede: “Come possiamo conoscere persone nuove?” e, meglio ancora, “Come possiamo mettere in contatto le persone di un’intera città?”. Qualche mese dopo hanno lanciato Foursquare, il social network basato sulla geolocalizzazione.
Frank McNamara una sera del 1949 è cena con alcuni clienti in un ristorante di New York. Al momento di pagare si accorge di aver lasciato i soldi a casa: “Come posso pagare anche se non ho con me dei contanti?”, si domanda. Insieme a Ralph Schneider e Casey Taylor, inventa la Diners Club, la prima carta di credito.
Hai notato che tutte le domande di questi innovatori hanno qualcosa in comune?
Quando era presidente della Corning Glass Works, Thomas MacAvoy si trovava ad affrontare alcune problematiche inerenti la rottura del vetro. La prima domanda che viene in mente è: “Perché il vetro si rompe?”. Questo approccio, però, avrebbe portato, secondo lui, ad un resoconto altamente scientifico e poco pratico.
MacAvoy, uomo dinamico e orientato alla soluzione, chiese ai suoi chimici: “Come possiamo evitare che il vetro si rompa?”. Le ricerche hanno prodotto venticinque soluzioni diverse, diciotto di queste funzionavano egregiamente e cinque produssero consistenti guadagni. Tra queste cinque c’era anche la famosa linea di stoviglie in vetro “Corelle”.
Porsi domande “creative”, comunque, non è una cosa scontata, richiede il coraggio di mettere in discussione il modo in cui svolgiamo determinate attività, la capacità di assumersi dei rischi, la disponibilità a cambiare e superare i propri limiti, il desiderio di esplorare nuovi ambiti e nuove possibilità.
Le domande che aiutano gli innovatori
– “In che modo potrei avere una mente più aperta?”
– “In che modo posso stimolare uno scambio creativo di idee con i miei colleghi o collaboratori?”
– “In che modo posso migliorare la relazione con il partner o con gli amici?”
Domande di questo genere sono uno strumento molto potente e ci consentono, in qualunque contesto, di:
– superare una situazione di “stallo” e scorgere nuovi percorsi;
– cogliere aspetti che prima sembravano invisibili;
– creare idee innovative mettendo in discussione lo status quo;
– ridefinire la situazione e cogliere nuove prospettive;
– sperimentare nuovi modi di pensare e scenari inusuali.
In teoria è tutto chiaro, ma, in pratica, come possiamo imparare a porre domande creative?
“Questioning”: la tecnica degli innovatori di successo
Fai maggiore attenzione, per prima cosa, alle domande che vengono poste nelle riunioni, nelle telefonate e, soprattutto, alle risposte che producono (potresti annotarle nel tuo taccuino delle idee di cui abbiamo già parlato).
Impegnati ad applicare la tecnica del creative questioning, seguendo queste indicazioni:
1. Utilizza domande aperte: le domande chiuse, ad esempio “Facciamo in questo modo?”, non agevolano il dialogo né l’esplorazione di ambiti diversi; “In quale modo possiamo fare?” favorisce, invece, il coinvolgimento e la partecipazione;
2. Trasforma un’affermazione negativa in una domanda positiva: “Non abbiamo abbastanza utili!”, espressione frustrante e demotivante, diventa “Come possiamo ottenere più utili?”, che tende a stimolare il pensiero e l’azione;
3. Esplora le diverse alternative: la richiesta “Come possiamo avere più utili?” spinge ad indagare in più direzioni, ad esempio “Come potremmo aumentare le nostre entrate?”, “Come potremmo ridurre le spese?”, ecc.
4. Orienta la domanda verso il risultato desiderato: invece di chiedere “Perché il vetro si rompe?”, il presidente della Corning Glass Works domanda “Come possiamo evitare che il vetro si rompa?”. I risultati, spesso, sono soprendenti;
5. Utilizza la “formula” (suggerita dagli amici e colleghi dell’International Center for Studies in Creativity) per le domande creative: domanda + soggetto + azione + obiettivo. Ad esempio: “Come possiamo” + “noi” + “migliorare” + “le performance del nostro prodotto” ?
Tim Brown, amministratore delegato della IDEO, ha ammesso che, quando la sua azienda si trova ad affrontare una sfida creativa, esorta i suoi collaboratori ad utilizzare questa tecnica.
“Ogni elemento di questo approccio (‘How might we …’)”, osserva Brown, “stimola il problem solving creativo:
– ‘HOW’ assume che ci siano delle soluzioni possibili,
– ‘MIGHT’ evidenzia che le idee che vengono proposte possono funzionare, ma anche non funzionare,
– ‘WE’ ricorda che ci stiamo provando insieme, che possiamo migliorare le idee degli altri, che in gruppo abbiamo maggior probabilità di avere successo.”
Un’ultima esortazione e, per la verità, la più difficile: per ottenere risultati innovativi è necessario porci domande di cui non conosciamo già la risposta.
Come ammoniva Platone, comunque, è sempre meglio “rispondere a una domanda in otto modi diversi che rispondere nello stesso modo a otto diverse domande”.
Grazie Giovanni! E’ arrivato nel momento giusto di un periodo di stallo della mia vita … mi hai dato diversi input.
Thank you!