Thomas Edison: un approccio illuminante

Thomas Edison, innovazione, approccio illuminante

Qualche giorno fa, l’11 febbraio per l’esattezza, è stato il 166° anniversario della nascita di Edison, uno degli inventori più conosciuti al mondo.

Il suo nome è associato ad un oggetto che utilizziamo tutti i giorni, anche se lui ha depositato 1.093 brevetti (1.084 utility patents e 9 design patents) ed è ritenuto uno degli innovatori più prolifici di tutti i tempi.

Thomas nasce a Milan (nell’Ohio) nel 1846 in una famiglia modesta e numerosa (è l’ultimo di sette figli). Frequenta la scuola solo per pochi mesi: si annoia molto e, secondo gli insegnanti, i suoi risultati sono decisamente scadenti. Visti i problemi economici, la madre decide di curare personalmente la sua educazione: “Mi insegnò tutto” – dirà in seguito il ragazzo – “in particolare a credere in me stesso.”.

Ci sono, secondo me, diversi elementi interessanti che emergono dalla vita e dalle opere di Thomas Edison, e che potrebbero essere utili anche ad ognuno di noi.

Vediamone alcuni.


Molteplicità di esperienze e di approcci

Solo perché una cosa non fa ciò che tu ti aspetti, non significa che sia inutile.”(Edison)

Thomas mostra, fin da bambino, una passione per gli esperimenti e le scienze: a 10 anni allestisce, nella cantina di casa, un piccolo laboratorio per costruire pile elettriche. A 12 anni, per acquistare libri e materiali per il suo laboratorio, decide di lavorare e comincia a vendere dolciumi e giornali sui treni (come Walt Disney). E’ un ragazzo curioso, osserva tutto con attenzione, legge e studia moltissimo (libri di scienza e di tecnologia), e, soprattutto, sperimenta. Organizza, a bordo di un vagone, un laboratorio rudimentale in cui svolge i primi esperimenti di meccanica e di chimica. Un giorno, però, scoppia un incendio, a causa di un esperimento andato male, e il giovane Edison viene licenziato.


Miglioramento continuo

“C’è sempre un modo per farlo meglio: trovalo” (Edison)

Comincia a frequentare l’ufficio telegrafico della stazione (come ricompensa per aver salvato da un incidente il figlio del capostazione), analizza attentamente gli strumenti, pone domande ai colleghi, impara molto. Si appassiona allo studio della telegrafia e lavora, come telegrafista, in varie città. Viene assunto, successivamente, dalla Grand Trunk Railway e comincia ad ideare una serie di miglioramenti da apportare al telegrafo. Nel 1864 sperimenta uno strumento per la trasmissione automatica dei messaggi (tasto telegrafico a ripetizione) e realizza un telegrafo duplex per inviare due telegrammi diversi, su uno stesso filo, nei due sensi. Una domanda che lo accompagnerà per tutta la vita professionale è: “Come posso rendere più funzionale questo oggetto?”.


Progettare l’innovazione

Per inventare hai bisogno di una buona immaginazione e di una pila di cianfrusaglie” (Edison)

Continua ad apportare miglioramenti ed innovazioni in ambito telegrafico ed inventa lo stock ticke, uno strumento che, tramite la linea telegrafica, riceve le quotazioni della borsa e le stampa su una striscia di carta. Questa invenzione gli frutta dei guadagni notevoli con cui Edison decide, nel 1876, di creare un proprio laboratorio di ricerca a Menlo Park (New Jersey). L’intuizione di Thomas è davvero innovativa: realizzare la prima struttura di ricerca e sviluppo, un luogo in cui ideare, sviluppare e brevettare nuove invenzioni.

Metodo e costanza

“Il primo requisito per il successo è la capacità di applicare le energie fisiche e mentali ad un problema ininterrottamente, senza stancarsi.” (Edison)

Menlo Park diventa un luogo stimolante in cui scienziati, ricercatori, tecnici e operai possono confrontarsi e lavorare insieme sulle invenzioni. Edison suggerisce di analizzare, con attenzione e metodo, ogni materiale, ogni strumento, alla ricerca di possibili idee. Esorta i suoi collaboratori ad annotare tutte le intuizioni e tutti gli esperimenti su un apposito quaderno (ne avevamo parlato nel post “Taccuino delle idee”). Nel 1875 acquista il brevetto di Woodward ed Evans per la lampadina elettrica e comincia, con i suoi collaboratori, un paziente lavoro di miglioramento, per ottenere un prodotto con una resa e, soprattutto, una durata maggiori. Nel 1879, dopo centinaia di esperimenti, brevetta e commercializza la lampadina elettrica ad incandescenza. Alla conferenza stampa di presentazione della nuova invenzione sembra che un giornalista gli abbia chiesto: “Signor Edison, come ci si sente ad aver fallito duemila volte nel tentativo di costruire una lampadina?”. “Giovanotto”, rispose Edison,“non ho fallito duemila volte, ho solo scoperto millenovecentonovantanove modi su come non va fatta una lampadina”.


Network e business

“Il valore di un’idea è nel modo in cui la utilizzi (Edison)

Edison comprende che l’innovazione non è un atto solitario: nel suo laboratorio si circonda di collaboratori acuti e competenti, discute con loro, ascolta le loro idee, ecc.
Acquisisce anche numerosi brevetti che ritiene promettenti, li analizza e li perfeziona per farli diventare prodotti utili e commerciabili. In questo modo riesce, anche grazie al suo “fiuto” per il business, a superare i suoi concorrenti e lanciare sul mercato prodotti di successo. Altri ricercatori, ad esempio, avevano messo a punto la lampadina, ma Edison è stato il primo a creare un sistema di generazione e distribuzione dell’elettricità capace di raggiungere case ed uffici. Ha fondato numerose aziende efficienti: la Edison Electric Light Company, ad esempio, produsse, nel 1882, oltre 100 mila lampadine.


Ideazione e riflessione

Non puoi realizzare i tuoi sogni, se non ne hai uno da cui cominciare” (Edison)

Thomas era solito non dormire mai più di tre o quattro ore per notte: riteneva che trascorrere più tempo a letto rappresentasse una “perdita di tempo, vitalità ed opportunità”. Aveva intuito, comunque, che alcune pause erano utili per avere delle intuizioni promettenti o per risolvere problemi intricati. Durante le sue lunghe giornate di lavoro era solito, quindi, concedersi un paio di “sonnellini” nella branda che teneva nel laboratorio, o in quella nella sua biblioteca, ma anche su un prato, sotto un albero, ecc. Ci sono alcune foto, che trovo piuttosto divertenti, che lo ritraggono mentre riposa.


Umorismo

“Non ho fatto un giorno di lavoro in tutta la mia vita, è stato tutto un gioco”. (Edison)

Edison è stato un personaggio vivace, carismatico, capace di coinvolgere ed appassionare i collaboratori, i colleghi, gli investitori e, spesso, di sorprendere con il suo senso dell’umorismo. Molti amici, che lo andavano a trovare nella sua villetta in campagna, si lamentavano di quanto fosse faticoso spingere il cancello d’ingresso: “Uno scienziato come te non riesce a trovare una soluzione a questo problema?”. “Vedrò di fare qualcosa” diceva Edison, ma la situazione non cambiava. Solo molti anni dopo confidò ad un amico che il cancello era collegato ad una pompa che aspirava l’acqua dal pozzo: ogni visitatore, spingendo il cancello, convogliava diversi litri d’acqua in una vasca usata per irrigare il giardino. Nel 1877 mise in vendita il primo fonografo in grado di registrare e riprodurre (anche se con una qualità mediocre) i suoni. Ad un giornalista che gli chiese se lui fosse l’inventore della “macchina parlante” rispose: “No, la prima macchina parlante è stata creata molti millenni fa, dalla costola di Adamo!”.

Tra i suoi numerosissimi brevetti ci sono il fonografo, il cinetoscopio (precursore del proiettore cinematografico), cinetofono (primitiva macchina da ripresa), dittafono, microfono a carbone e altre “strane” invenzioni (macchina per tatuaggi, trasformatore di tesla, bambola parlante, ventilatore elettrico a batteria e la macchina per intercettare i fantasmi …) visionabili qui. Non a caso la rivista “Life” ha inserito Thomas Edison tra le “100 persone più importanti negli ultimi 1000 anni”.

Qualche riflessione “illuminante” …

Probabilmente non riusciremo a raggiungere la genialità di Edison, possiamo prendere spunto, comunque, dal suo approccio per migliorare il nostro pensiero creativo:

1. Molteplicità di esperienze e di approcci: in quanti modi diversi sono in grado di descrivere il problema o la situazione che sto affrontando?

2. Miglioramento continuo: sono in grado di individuare modalità diverse per svolgere le attività che eseguo solitamente?

3. Progettazione e innovazione: quanto tempo dedico a ideare e realizzare nuovi “prodotti” (processi, modalità di lavoro, modelli di business, ecc.)?

4. Metodo e costanza: quanto sono capace di analizzare, con metodo, tutti gli “elementi” del mio lavoro?

5. Network e business: costruisco una rete di colleghi (meglio se più esperti di me) con cui confrontarmi e collaborare? Riesco ad intuire le potenzialità di business delle mie idee?

6. Ideazione e riflessione: come alterno i momenti di lavoro “concreto” alle pause di riflessione creativa?

7. Umorismo: riesco a trovare aspetti divertenti nelle situazioni e nei problemi che mi circondano?

Mi piace concludere con una battuta con cui Thomas era solito rispondere a chi gli domandava se credesse nella fortuna: “Io alla fortuna ci credo” – diceva Edison – “più lavoro e più mi favorisce”.

Un commento su “Thomas Edison: un approccio illuminante

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