Ti piacerebbe diventare creativo come Walt Disney?
Va bene, lo ammetto, la domanda può sembrare provocatoria, ma, come scoprirai presto, non è poi così lontana dalla realtà.
Walt Disney è stato un personaggio affascinante: trovo il suo approccio alla vita, ai problemi, all’innovazione e agli affari davvero unico. Ma qual era il processo con cui Disney generava e realizzava le sue idee? Che cosa possiamo imparare da lui?
Prima di continuare con la lettura, vorrei che ti fermassi, un momento, per una riflessione: prova a ricordare una situazione in cui
– ti è capitato di avere una buona idea e di riuscire a metterla in pratica
– hai avuto una buona idea ma non sei riuscito a realizzarla.
Che cosa ha fatto, secondo te, la differenza?
Bene! Se hai riflettuto e formulato qualche ipotesi, possiamo procedere.
Quando qualcuno chiedeva a Walt di sintetizzare il suo processo creativo in una sola parola, era solito rispondere “Imagineering”. Questo termine “inventato” riassumeva il suo successo: fondere la fantasia e l’immaginazione (imagination) con la trasformazione e la concretizzazione pratica (engineering).
Disney aveva messo a punto, spontaneamente, un modo di lavorare molto efficiente e molto creativo, articolato in tre fasi che si svolgevano, come vedremo tra poco, in luoghi differenti.
Diversi collaboratori hanno affermato che: “C’erano tre diversi Walt: il sognatore, il realista e il critico. Non sapevi mai quale dei tre avresti incontrato nella riunione” (Ollie Johnstone and Frank Thomas, “The Illusion of Life: Disney Animation“).
Ciò che mi sorprende non è tanto questa distinzione, visto che il processo creativo è facilmente scomponibile in “sottoprocessi”, ma l’armonizzazione dei vari aspetti. Nei numerosi progetti Disney è riuscito a far “volare” la sua immaginazione (sognatore), a concretizzare le intuizioni in “prodotti creativi” (realista), a perfezionare e commercializzare i più promettenti (critico).
Walt, come dicevamo, era solito predisporre, e questo potremmo farlo anche noi, tre diverse “location” in cui svolgere queste attività.
Nella creativity room, la cui parola d’ordine era “want to”, lasciava vagare la fantasia, generava le idee più bizzarre e stravaganti. Nella storyboard room, al motto “how to”, le selezionava, le modificava e le organizzava nello storyboard (altra sua geniale invenzione). Nella sweatbox room, infine, una piccola stanza nel sottoscala, il cui slogan era “change to”, Walt analizzava il progetto nel suo insieme, sviscerava le varie componenti, evidenziava carenze e criticità.
Robert Dilts, nel libro Strategies of genius, analizza dettagliatamente le tre modalità di pensiero di Disney (che presentano, a mio parere, diversi punti in comune con le figure del Bambino, Adulto e Genitore dell’Analisi Transazionale di Eric Berne).
Vediamo, adesso, le caratteristiche di ogni stile di pensiero e qualche suggerimento per imparare ad applicare il modello di Disney quando ci troviamo ad affrontare una sfida creativa.
Il Sognatore (Dreamer)
Il Sognatore ha una fervida immaginazione e pensa che tutto sia possibile. E’ orientato al futuro, immagina ciò che ancora non esiste, sa volare sulle ali della fantasia, sogna scenari inusuali.
E’ un visionario, uno che riesce ad intuire i trend futuri, che comprende i vantaggi e le potenzialità di un’idea, che ha ben chiaro il quadro d’insieme. Ci sono diversi personaggi, come Martin Luther King, ma anche come Bill Gates o Steve Jobs, particolarmente abili in questa strategia di pensiero.
Il Dreamer, secondo Disney, vede con chiarezza, nella sua mente, l’intero progetto. Un po’ come Filippo Brunelleschi quando, presentando nel 1423 il progetto dell’innovativa cupola ad ogiva del Duomo di Firenze, diceva “io che la veggo volta conosco che non vi è altro modo né altra via da potere volgerla che questa ch’io ragiono” (Giorgio Vasari, Le vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri).
Alcuni autori, tra cui Roger von Oech, individuano, all’interno dello stile di pensiero Sognatore, due ruoli distinti:
– Explorer che cerca novità interessanti, fatti insoliti, curiosità, ecc.
– Artist che si diverte a “giocare” con questi elementi, li mescola e li integra fino a formare nuove combinazioni e nuovi modelli.
Quando decidi di attivare la “modalità” Sognatore puoi organizzare uno “spazio” ricco di stimoli (colori, profumi, oggetti, giocattoli, ecc.) e porti queste domande:
– “Che cosa voglio creare?”
– “Con quali finalità?”
– “Quali benefici intravedo?”
– “Come può influire questa mia idea sul contesto lavorativo (economico, sociale, ecc.)?”
Il Realista (Realistic)
Il Realista è centrato sul presente, è determinato, concreto, orientato all’azione. Cerca le modalità migliori per trasformare i sogni in realtà, le idee in progetti. Pianifica le attività da svolgere, individua le risorse necessarie, stabilisce i tempi.
Disney, come altri grandi creativi (ad esempio, Leonardo da Vinci), aveva ben chiara la necessità di trasformare le intuizioni in realtà e, ovviamente, conosceva la fatica che questo comporta.
“Il nostro successo” – afferma Walt – “era fondato su entusiasmo e duro lavoro, integrità, dedizione, fiducia nel futuro e, soprattutto, su una crescita costante in cui, ogni giorno, studiavamo il nostro mestiere ed imparavamo, sempre, qualcosa di nuovo”. (Walt Disney,
‘Growing Pains’).
Quando attivi la “modalità” Realista, in uno “spazio” ordinato e tranquillo, prova a chiederti:
– “Come intendo realizzare questa mia idea?”
– “Quali sono le attività da compiere?”
– “Quali tempi di realizzazione prevedo?”
– “Chi voglio coinvolgere nel mio progetto?”
– “Come intendo verificare il raggiungimento degli obiettivi?”
Il Critico (Critic)
Il Critico esamina attentamente sia il processo di lavoro, sia i risultati intermedi. Analizza e valuta i punti deboli del piano d’azione e le criticità che emergono nella realizzazione.
Presenta le sue osservazioni in modo positivo, senza una connotazione distruttiva (il verbo greco “crino”, significa “divido”, “giudico”), critica il progetto e non le persone. Il suo intervento ha lo scopo di trasformare le difficoltà in opportunità, di rafforzare il progetto e di agevolarne la realizzazione.
“Ogni sequenza d’animazione veniva proiettata sullo schermo” – ricorda Disney – “per essere analizzata, e poi veniva disegnata, migliorata e ridisegnata più volte finché potevamo dire: ‘Questo è il meglio che possiamo fare’, siamo diventati perfezionisti” (Walt Disney, ‘Growing Pains’).
Riesce a mettersi nei panni delle diverse persone coinvolte, a cogliere il loro punto di vista, le loro difficoltà ed eventuali resistenze.
C’è un aneddoto simpatico, citato da Dilts, che aiuta a comprendere l’infaticabile funzione del Critico. Poche ore prima dell’inaugurazione dell’attrazione “I pirati dei Caraibi” a Disneyland, Walt stava facendo un’ultima ricognizione.
Radunò il maggior numero possibile di persone provenienti dai diversi ambiti, compresi gli addetti alla manutenzione e alla ristorazione e chiese loro di immaginare di essere i protagonisti della scena.
Verificò, insieme a loro, ogni elemento dell’ambientazione: “Come vi sembrano i suoni?” (un potente sistema audio a piste multiple riproduceva fedelmente musica, voci, suoni delle barche, ecc.), “Gli odori vi sembrano giusti?” (un’apparecchiatura miscelava gli odori del cibo piccante, della polvere da sparo, dell’acqua salmastra).
“Che cosa altro manca?”, chiese ancora Disney. Un ragazzo addetto alle pulizie disse: “Io sono cresciuto nel Sud e mi colpisce che, in una sera d’estate come questa, manchino le lucciole”. Disney si illuminò in viso: “Ecco cosa manca!” e, con una spesa ingente, fece arrivare delle lucciole vive (finché non riuscì a simularle artificialmente).
Quando attivi la “modalità” Critico, in uno “spazio” neutro, o meglio ancora a contatto con il “risultato”, prova a chiederti:
– “Che cosa manca, ancora, a questo progetto?”
– “Come possiamo renderlo migliore?”
– “Perché i ‘clienti’ dovrebbero scegliere il nostro ‘prodotto’?”
– “Che cosa possiamo imparare dal nostro modo di lavorare?”
Bene, la prossima volta che ti trovi ad affrontare una situazione che richiede una soluzione innovativa, sai cosa fare: predisponi tre stanze (o anche parti diverse della stessa stanza o, perfino, tre sedie diverse), attiva i tre stili di pensiero di Disney (Sognatore, Realista e Critico) e … fai “brillare” la tua creatività!