Ci alziamo la mattina, ci laviamo, prendiamo il caffè, andiamo al lavoro (magari dopo aver accompagnato i bambini a scuola), ci sediamo alla scrivania, accendiamo il computer, leggiamo la posta elettronica, ecc.
Facciamo una pausa caffè al bar (i più fortunati), al distributore di bevande (gli altri), poi in riunione, e così via. Il pranzo nello stesso ristorante, con le stesse persone, poi, a fine giornata, torniamo a casa, seguendo la stessa strada.
Ti sembra familiare?
Ci sono molte azioni che compiamo tutti i giorni, sempre allo stesso modo, sempre nello stesso posto. Tutto questo ci dà tranquillità, sicurezza, ci permette di svolgere compiti semplici nel minor tempo possibile e … ci consente di non sprecare energie.
Il nostro cervello, infatti, sembra “programmato” in base a principi di risparmio energetico: una volta che abbiamo imparato a svolgere un’attività, tendiamo a farla sempre nello stesso modo.
Le routine quotidiane ci aiutano a procedere in modo automatico, senza dover pensare; procediamo step-by-step, attivando, quasi esclusivamente, l’emisfero sinistro del nostro cervello.
Ma tutto questo ostacola o agevola la nostra creatività?
Creativi “abitudinari”
E le persone particolarmente prolifiche e creative come vivono questo aspetto “critico” del lavoro?
Fondatore e CEO di Behance, azienda che sviluppa prodotti e servizi per le industrie creative, Scott Belsky è autore del libro “Making Ideas Happen”, in cui sostiene l’importanza di un approccio costante e proattivo.
“La nostra routine, o la sua mancanza,” – afferma Belsky – “la capacità di lavorare proattivamente, la capacità di ottimizzare sistematicamente le abitudini di lavoro determina la nostra abilità di realizzare le idee.”
Le persone creative, quindi, non si lasciano travolgere da decine di riunioni o da un fiume di telefonate e email, ma stabiliscono le loro priorità e pianificano le modalità più consone per realizzare le idee migliori.
Anche Gretchen Rubin, nel suo esuberante “The Happiness Project: or, why I spent a year trying to sing in the morning, clean my closets, fight right, read Aristotle, and generally have more fun”, ribadisce questo concetto.
“Tendiamo a sottostimare ciò che possiamo fare in un breve periodo” – ammonisce la Rubin – “e a sovrastimare quello che possiamo ottenere in un lungo periodo, a condizione di lavorare lentamente e costantemente.”
Seth Godin, guru del marketing e scrittore di successo, sostiene che: “Chiunque svolge un lavoro creativo ha trovato il modo di gestire i propri ‘demoni’ per riuscire a completare il lavoro.”
“Ci sono molte persone di talento, però,” – continua Godin – “che non hanno successo perché utilizzano una strategia sbagliata. La strategia appropriata, secondo me, è semplice: fare pratica, svolgere il lavoro, con passione e affidabilità, in modo abituale.”
Numerosi altri autori di successo confermano l’importanza di impegnarsi con costanza nel lavoro creativo. Chuck Close, pittore iperrealista e fotografo statunitense, dichiara: “L’ispirazione è per i dilettanti, il resto di noi si rimbocca le maniche e si mette al lavoro”. Lo scrittore Elwyn Brooks White commenta: “Uno scrittore che aspetta le condizioni ideali per lavorare morirà senza aver scritto una parola sul foglio”. Il compositore Pyotr Ilich Tchaikovsky conclude: “Un artista che si rispetti non deve incrociare le braccia con il pretesto che non è in vena.“.
Una routine creativa?
Sarebbe interessante, allora, introdurre nelle nostre giornate delle routine creative. Mi rendo conto che questo può sembrare un ossimoro, ma vale la pena di pensarci.
Avremmo il beneficio, in questo modo, di avvalerci di una struttura, solida ed “elastica”, in cui riservare degli spazi per attività stimolanti e creative. Il nostro cervello, è vero, si nutre di zuccheri, ma soprattutto di stimoli.
Proviamo a seguire, almeno per tre settimane, una routine “divergente”:
– variare qualcosa nella nostra colazione: il gusto di yogurt o di frutta, il tipo di caffè (o la quantità di zucchero il latte, ecc.);
– dedicare 5 – 10 minuti alla lettura di un articolo (o qualche pagina di un libro), meglio se divertente o stimolante;
– individuare una strada diversa per andare al lavoro (introducendo delle piccole variazioni);
– sperimentare un nuovo bar o un nuovo ristorante (almeno una volta alla settimana);
– riservare 5 – 6 minuti per risolvere un gioco creativo, un rompicapo, oppure, meglio ancora, creare un gioco (di parole, un indovinello, ecc,) da sottoporre ai nostri amici e colleghi;
– bolla-relax: destinare 5 minuti al giorno (magari a fine giornata) per lasciar vagare la mente, meglio se ascoltando un brano musicale, e annotare eventuali intuizioni, idee, ecc.
Sono incerto se concludere queste riflessioni su routine e lavoro creativo, con le parole della vivace Gretchen Rubin: “When you work regularly, inspiration strikes regularly.” o con quelle della prolifica Isabel Allende “Show up, show up, show up, and after a while the muse shows up, too.”.
Tu che ne dici?
Mi piace di più l’Allende!!
Può darsi anche la routine diventi creativa nel senso che dato che la routine ci permette di rilassarci senza pensare allo stravolgimento delle abitudini che diventano automatiche e ci danno certezza…però allo stesso tempo la routine ci consenta anche di “liberare la mente” per pensare cose più creative.
Io di mattina appena mi sveglio bevo sempre molto caffè con poco latte e senza zucchero e mentre svolgo questa piacevole routine … risparmio energie e penso a qualcos’altro (magari di creativo!!), se invece dovessi impegnarmi a dosare più latte, meno caffè e 2 cucchiaini di zucchero … quel “poco di energia che ho” sarebbe tutto sottratto dallo stravolgere la routine!!!