Ci sono tanti oggetti che abbiamo sempre a portata di mano, ci permettono di risolvere, velocemente, piccoli problemi quotidiani e ci consentono, ammettiamolo, di vivere meglio.
Ti sei mai domandato chi li ha inventati?
Io, lo confesso, sono una persona piuttosto curiosa e mi sono divertito a rintracciare gli inventori (spesso sconosciuti) di alcune soluzioni quotidiane.
Non tutti i mali vengono per nuocere
Earle Dickson, un tranquillo impiegato alla Johnson & Johnson, è sposato con Josephine Francesknight. Sua moglie, però, è un po’ maldestra e, nello svolgere le faccende domestiche e nel cucinare, si ferisce quasi tutti i giorni. Per medicarsi, mette sulle ferite una garza fissata con dello scotch, ma la soluzione non è particolarmente efficace: la garza, con il movimento, si sposta dalla posizione originale e lo scotch tende a staccarsi.
Earle, nel 1921, ha un’intuizione: prende piccoli pezzi di garza e li posiziona, a brevi intervalli, su un rotolo di nastro adesivo da chirurgo, poi lo ricopre con la crinolina (un tessuto rigido), per evitare che il nastro adesivo si attacchi su se stesso. Quando Josephine si ferisce, le basta tagliare una giusta porzione di questo nastro, togliere la protezione di crinolina e applicarlo sulla ferita.
Vista l’utilità e la praticità della sua invenzione, Dickson, incoraggiato da alcuni colleghi, ne parla a James Johnson, proprietario della società in cui lavora. Superate alcune diffidenze iniziali, la Johnson & Johnson mette in produzione i cerotti e li commercializza, nel maggio del 1921, con il nome di “Band-Aid”.
Le vendite, però, non vanno bene (fruttano solo 3.000 $), probabilmente perché il formato non è ideale (il cerotto era largo 6 cm e lungo circa 50) e, soprattutto, non è stato pubblicizzato in modo efficace.
Dickinson non si arrende: suggerisce di produrre i cerotti in formati più piccoli, per soddisfare le esigenze più comuni. Per favorirne la diffusione, poi, si fa venire una grande idea.
Regala una notevole quantità di cerotti ai ragazzi scout del New Jersey: questo consente di far sperimentare la facilità d’uso del prodotto sia ai ragazzi che, per le loro attività, sono più esposti al rischio di ferite, sia alle loro famiglie.
Nel giro di pochi mesi i nuovi cerotti “Band-Aid” diventano un prodotto di successo che tutti, nelle case, nelle caserme, nelle aziende vogliono avere.
Earle Dickinson viene nominato vice-presidente della Johnson & Johnson e l’azienda guadagna dai band-Aid oltre 30 milioni di dollari l’anno.
Soldi a portata di mano
Luther George Simjian è un vivace inventore armeno-americano che ha depositato oltre 200 brevetti, tra cui la cabina per le foto automatiche, un simulatore di volo, un dispositivo medico ad ultrasuoni, ecc.
Luther progetta, nel 1939, la Bankmatic Automated Teller Machine, una macchina in grado di erogare banconote anche quando la banca è chiusa. Propone il suo prototipo alla City Bank di New York, che, dopo una qualche incertezza, accetta di sperimentare la macchina per sei mesi.
Alcune invenzioni, però, sono un po’ in anticipo sui tempi e la Bankmatic (che funziona perfettamente dal punto di vista tecnico) viene utilizzata da pochissimi clienti (principalmente giocatori d’azzardo e prostitute); alla fine del periodo di prova, viene smantellata.
Nel 1965 John Shepherd-Barron, inventore scozzese, dopo una frenetica giornata di lavoro, va in banca per prevelare del contante, ma la trova chiusa. Tornando a casa si consola con una barretta al cioccolato acquistata ad un distributore automatico. Quella sera, durante un bagno rilassante, gli viene in mente un’idea “geniale”: perché non costruire una “cash machine” per prelevare il denaro dopo l’orario di chiusura e nei week-end?
Mette a punto un progetto, lo propone alla Barclays Bank, il direttore si rende subito conto del potenziale dell’idea e gli fa firmare immediatamente un contratto. Il 27 giugno del 1967, presso l’agenzia di Enfield Town della Barclays Bank a nord di Londra, viene installato il primo sportello automatico (ATM Automatic Teller Machine).
La Barclays avvia, fin dal giorno successivo, un’imponente campagna di comunicazione (che ha come testimonial l’attore Reg Varney, noto per la sit-com “On the Buses”) per pubblicizzare il funzionamento dello sportello automatico.
Ogni cliente, per ritirare dei contanti, doveva inserire uno speciale assegno (non esistevano ancora le carte plastificate) e digitare un codice di sicurezza di 4 cifre (all’inizio le cifre erano 6 ma Caroline, la moglie di Barron, non le ricordava mai tutte …)
In Italia, il primo bancomat (che prende il nome dal circuito di prelievo che utilizza gli ATM) viene stato installato nel 1976, presso la Cassa di Risparmio di Ferrara.
John Shepherd-Barron, nel 2005, ha ricevuto il titolo di OBE, Officer of the Order of the British Empire, per aver inventato, oltre al Bancomat, anche un congegno (che riproduce il suono di un’orca assassina) per tenere lontane le foche dagli allevamenti di salmone.
Riflessioni creative
Cosa possiamo imparare da queste storie di invenzioni di successo?
– I problemi quotidiani, come un partner (o un collega) maldestro, possono essere una preziosa fonte di ispirazione per creare “soluzioni” innovative (sempre a patto di non eliminarli fisicamente, questo sia chiaro …);
– Convincere il “capo” (o un finanziatore) è un passo delicato e fondamentale per realizzare la tua idea (se non lo convinci: o la tua idea non è abbastanza buona, oppure non sei riuscito a comunicarla bene …);
– Il tuo prodotto o servizio (indipendentemente dalla tua percezione) non è ottimale finché non raccogli feedback e suggerimenti degli utilizzatori (a buon intenditor, poche parole …);
– Anche l’idea più geniale, se viene lanciata nel momento sbagliato, non produce alcun risultato: spesso gli early followers (come nell’esempio del Bancomat) hanno più successo rispetto ai first movers;
– Comunicare e dimostrare l’utilità del proprio prodotto è tanto importante quanto l’ideazione e la realizzazione dello stesso.
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Grazie Giovanni, veramente stimolante!
Caro Giovanni,
Leggo spesso appena posso le tue frizzanti partecipazioni allo sviluppo della creatività.
E sono ammirativo della tua costanza.
Giorgio
Grazie Giorgio,
mi fa molto piacere che un esperto di creatività come te apprezzi i contenuti e la continuità del mio blog 😉