E’ inutile negarlo: Thomas Edison è uno dei personaggi più innovativi e più prolifici di tutti i tempi.
Ciò che mi colpisce, però, non è solo il record di brevetti depositati (1.093, di cui 1.084 utility patents e 9 design patents) ma la sua simpatia, la vivacità intellettuale, la sua spiccata capacità di coinvolgere ed appassionare i collaboratori, i colleghi, gli investitori.
Nel post “Un approccio illuminante” ho presentato alcuni aspetti interessanti della sua carriera eclettica e qualche curiosità divertente sulla sua vita (insomma, se non l’hai ancora letto, dagli un’occhiata).
Dai grandi personaggi, però, abbiamo sempre da imparare. Michael Gelb e Sarah Miller Caldicott, nel libro “Innovate Like Edison: The Five-Step System for Breakthrough Business Success”, analizzano l’approccio all’innovazione di Edison ed evidenziano alcune sue competenze (Edison’s Five Competencies of Innovation™).
Conoscere e sviluppare queste abilità rappresenta un’opportunità preziosa per chiunque abbia voglia di innovare. Vediamole insieme.
1. Solution-Centered Mindset
Questa competenza comprende impegno verso l’obiettivo, ottimismo, curiosità, obiettività e perseveranza nella sperimentazione.
Uno dei “segreti” del grande successo di Edison riguarda il suo approccio mentale, dinamico, aperto alle novità e sempre orientato al risultato. Avere chiaro in mente l’obiettivo è il primo passo per realizzare progetti innovativi.
“Il tuo modo di pensare riflette il tuo scopo” – afferma Sarah Miller Caldicott – “e il tuo scopo organizza le tue percezioni. In altre parole, le tue finalità determinano la tua percezione.”
Tra poco vedremo qualche suggerimento per definire, nel modo migliore, i nostri obiettivi.
Un secondo fattore riguarda le passioni. Edison ha realizzato innovazioni straordinarie perché è riuscito ad allineare i suoi obiettivi con le sue passioni. Ha sviluppato, inoltre, un approccio ai problemi ottimista, obiettivo e determinato, che ha avuto un effetto “magnetico” sui suoi collaboratori.
Questa mentalità aperta e fortemente orientata al risultato gli ha permesso di non scoraggiarsi di fronte agli insuccessi e di persistere negli esperimenti. “Il primo requisito per il successo” – ammoniva Edison – “è la capacità di applicare le energie fisiche e mentali ad un problema ininterrottamente, senza stancarsi.”
John Dacey, docente di Psicologia dello Sviluppo presso il Boston College, e Kathleen Lennon, docente presso il Framingham State College, hanno analizzato i tratti principali di artisti e scienziati particolarmente creativi. Tra gli aspetti più importanti sono emersi: obiettivi in linea con le passioni e la perseveranza attraverso l’auto-controllo. L’autocontrollo è definito come “la volontà di perseverare di fronte alle frustrazioni” e questo spiega la costanza di Edison nel condurre centinaia di esperimenti per mettere a punto la lampadina ad incandescenza.
Anche Richard Restak, docente di neuroscienze al George Washington University Hospital, ha confermato che si ottengono risultati eccellenti quando vengono attivate sia le componenti emotive (obiettivi appassionanti) sia quelle razionali (determinazione, auto disciplina, ecc.). Questo approccio coinvolge, all’interno del cervello, sia la corteccia prefrontale sia il sistema limbico.
In poche parole: creatività e perseveranza sono tra gli elementi fondanti del successo, la perseveranza è fortemente collegata alla passione per gli obiettivi. La buona notizia è che queste qualità possono essere sviluppate da adulti, anche se non si erano manifestate nell’infanzia.
Ecco la “formula”, suggerita da Gelb e Miller Caldicott, per definire meglio gli obiettivi:
E – Emotional: esprimi il tuo obiettivo con termini che trasmettono energia e slancio, evidenzia la passione associata alla realizzazione del tuo proposito;
D – Decisive: decidi di impegnarti, con tutte le tue potenzialità, verso il tuo obiettivo, anche se non ti sono ancora chiare tutte le modalità per raggiungerlo;
I – Integrated: collega il tuo obiettivo ad uno scopo più elevato (alla tua “vision”), e integralo ad altri “obiettivi-satellite” come il benessere (fisico e psicologico), relazioni gratificanti, un ambiente professionale stimolante e creativo, ecc.
S – Sensory: usa tutti i sensi per immaginare vividamente la realizzazione del tuo obiettivo. Descrivila attraverso un colore, un’immagine, una musica, un sapore, ecc.
O – Optimistic: associa l’immagine più positiva possibile al tuo obiettivo; tieni sempre a mente gli aspetti favorevoli e vantaggiosi del tuo progetto. “Senza ottimismo” – ricorda Michael Gelb – “non c’è innovazione”.
N – Now: Esprimi il tuo obiettivo al presente ed inizia, adesso, a realizzare i primi passi per raggiungerlo.
2. Kaleidoscopic Thinking
Questa abilità riguarda l’ideazione, l’intelligenza fluida, il riconoscimento dei “pattern” e la gestione dell’ambiguità, la capacità, cioè, di accogliere idee e concetti che sembrano contrapposti tra loro.
Thomas Edison, come Leonardo da Vinci, Isaac Newton, Ludwig van Beethoven, Mark Twain, Ernest Hemingway e altri personaggi eccellenti, aveva sempre con sé un taccuino (ne avevo parlato nel post “Hai un taccuino delle idee?”). Nei suoi appunti annotava osservazioni sui fenomeni naturali (di botanica, chimica, elettricità, ecc.), intuizioni e idee, schizzi per nuove invenzioni, risultati degli esperimenti realizzati, ecc.
Questo gli ha permesso di cogliere collegamenti inediti tra i fenomeni e di individuare domande cruciali per le sue ricerche. Il suo approccio “euristico” lo ha spronato a concentrarsi più sui modelli osservati (pattern) che sui teoremi della scienza tradizionale.
I neuro scienziati definiscono “intelligenza fluida” la capacità di analizzare problemi nuovi, di identificare gli schemi e le relazioni sottostanti per giungere ad una soluzione valida. Edison era solito affrontare i problemi attivando entrambi gli emisferi cerebrali grazie all’uso di metafore, di analogie e del pensiero visuale.
Ecco qualche suggerimento per sviluppare il tuo “pensiero caleidoscopico”:
– crea un “taccuino delle idee” dove annotare, senza alcuna censura, tutte le intuizioni che ti vengono in mente (nei vari momenti della giornata e nelle diverse situazioni);
– affronta i problemi sperimentando approcci di problem solving che coinvolgano entrambi gli emisferi; prova a descrivere, ad esempio, una situazione con una metafora o un’analogia;
– cerca di individuare modelli che colleghino elementi non correlati tra loro: possono condurti ad intuizioni più profonde e più innovative;
– rappresenta le tue idee visivamente, utilizza mappe mentali, colori, disegni per agevolarne la comprensione e la condivisione;
– prova a riflettere su idee contrapposte tra loro (come “Aumentare il numero di clienti è sempre più facile” e “Aumentare il numero dei clienti è sempre più difficile”) cercando di analizzarle da più punti di vista.
3. Full-spectrum Engagement
Questa capacità concerne la concentrazione, il coinvolgimento totale (flow experience), il bilanciamento tra semplicità e complessità, il relax e il divertimento.
Thomas è noto per la sua notevole capacità di resistenza al lavoro: sembra che non dormisse più di sei ore per notte e che, in alcune occasioni, abbia lavorato per oltre 70 ore di fila. Le sue ricerche lo appassionavano al punto tale da trascurare, a volte, il cibo o il sonno.
Lo psicologo Mihalyi Csikszentmihalyi (lo so, ha un cognome quasi impronunciabile) è stato il primo a studiare questo stato di coscienza, a cui ha dato il nome di “flow experience”. Viviamo esperienze di questo tipo quando svolgiamo un’attività che ci piace (come scrivere, scattare fotografie, suonare uno strumento, fare sport, ecc.) e che ci assorbe completamente. Le nostre energie psicologiche e fisiche sono completamente focalizzate sulla “sfida” che stiamo affrontando, ci divertiamo e la gratificazione che proviamo ci fa perdere la cognizione del tempo.
L’energia, apparentemente inesauribile, di Edison, nasceva proprio dalla sua capacità di rimanere, a lungo, in questa “esperienza di flusso”. I suoi collaboratori hanno riferito che si concedeva, spesso, un sonnellino “ristoratore” da cui si risvegliava, comunque, con più idee di quante ne avesse quando era andato a riposare.
Come è possibile “favorire” un’esperienza di flusso?
Csikszentmihalyi, nel suo libro “Flow: The Psychology of Optimal Experience”, evidenzia i principali fattori che caratterizzano questa esperienza:
1. Obiettivi chiari: come abbiamo visto anche nella prima parte del post, il risultato da raggiungere deve essere chiaro e ben definito;
2. Concentrazione totale sul compito: l’attenzione è tutta concentrata sull’attività da svolgere (senza distrazioni relative a ciò che ci circonda o quello che faremo successivamente);
3. Perdita dell’autoconsapevolezza: siamo talmente assorti nell’attività da non preoccuparci di noi (o della stanchezza, della fame, o del sonno, ecc.);
4. Distorsione del senso del tempo: l’attività è così appassionante che tendiamo a perdere la nozione del tempo;
5. Feedback evidente: percepiamo, in modo chiaro e immediato, l’effetto delle nostre azioni;
6. Bilanciamento tra sfida e capacità: questo, secondo me, è uno degli aspetti più delicati ed affascinanti: l’attività non è né troppo facile né troppo difficile;
7. Senso di controllo: percepiamo di avere il controllo e di poter dominare la situazione.
8. Gratificazione: proviamo soddisfazione e piacere (intrinseco) nello svolgere l’attività;
9. Integrazione tra azione e consapevolezza: la concentrazione e l’impegno sono al massimo, ma l’azione che svolgiamo sembra normale e naturale.
Descritta così può sembrare una cosa complessa, ma, se ci pensi, durante un gioco, un’attività sportiva o un lavoro particolarmente appassionante, anche tu hai provato un’esperienza di “flow”.
Tornando ad Edison, alternava periodi di intenso lavoro a “vacanze mentali”, in cui si dedicava al giardinaggio, alla pesca, oppure alla lettura di romanzi e di poesie o all’ascolto della musica classica. Esortava anche i suoi collaboratori ad intervallare momenti di focalizzazione totale su un problema a momenti di svago e relax.
Tu come potresti creare delle “vacanze mentali” nelle tue giornate di lavoro?
Un altro aspetto che mi appassiona è la sua capacità di passare, in pochi attimi, da riflessioni acute ad una battuta divertente. Thomas usava spesso l’umorismo per allentare la tensione, per favorire punti di vista differenti e per stimolare le energie creative del suo staff. “Non ho fatto un giorno di lavoro in tutta la mia vita” – ha confidato una volta – “è stato tutto un gioco”.
Recenti ricerche sul cervello hanno confermato ciò che Edison aveva compreso intuitivamente: alternare momenti di concentrazione ad occasioni di divertimento, così come dedicare parte del tempo per riflettere in solitudine e parte per confrontarsi con colleghi, sono aspetti che agevolano il processo creativo.
4. Master-mind Collaboration
Questa competenza comprende le dinamiche del lavoro in gruppo, l’eterogeneità delle abilità dei membri, i sistemi di ricompensa e le attività di networking.
Edison aveva intuito le potenzialità del lavoro in gruppo: persone capaci e motivate, inserite in un contesto stimolante, erano in grado, secondo lui, di moltiplicare le proprie potenzialità creando un ambiente di lavoro dinamico e ricco di creatività.
Nel 1876, quando decise di creare il laboratorio a Menlo Park, Thomas aveva solo 29 anni, ma selezionò con cura quattro collaboratori con cui avviare le sue ricerche. Queste persone lavorarono con lui per diversi decenni, affiancandolo nello sviluppo di importanti invenzioni (fonografo, lampadina elettrica, cinetoscopio, ecc.).
Poneva particolare attenzione nell’individuare ragazzi brillanti, con background differenti (formazione tecnica, umanistica, ecc.) e spiccate abilità di problem solving. Era fondamentale, per Edison, creare un ambiente vivace e favorire il confronto tra opinioni ed approcci diversi. Il suo laboratorio assomigliava molto ad una moderna “learning organization”.
Aveva compreso anche l’importanza del networking, seguiva con attenzione il lavoro degli altri scienziati, si circondava di collaboratori acuti e competenti, discuteva con loro di scenari possibili. Acquistava, spesso, brevetti di componenti che poi perfezionava e integrava nelle sue invenzioni.
Come potresti applicare questo approccio di Edison ai team in cui lavori?
Ecco qualche suggerimento:
– Formare piccoli gruppi con competenze, stili di apprendimento, esperienze ed abilità differenti;
– Favorire il confronto e lo scambio di idee, magari creando anche occasioni “informali” (aperitivo, “creative-coffee-break”, ecc.);
– Suggerire l’uso di strumenti e tecniche di pensiero creativo per favorire un approccio multi-prospettiva ai problemi;
– Coinvolgere il team nei processi decisionali e nella ricerca di soluzioni innovative;
– Incoraggiare le occasioni di dialogo e confronto all’esterno dell’azienda (conferenze, seminari, ecc.), in cui il gruppo può raccogliere elementi professionalmente e culturalmente stimolanti.
5. Super-Value Creation
L’ultima competenza riguarda la capacità di cogliere le opportunità latenti, di condurre analisi di mercato, di realizzare una comunicazione efficiente e “magnetica”, di costruire brand di successo.
Questa abilità, come vedi, riguarda la concretezza e la capacità di trasformare un’idea creativa in un business di successo. Edison aveva compreso, fin dall’inizio della sua carriera, che inventare oggetti per il gusto di “essere creativo” non lo avrebbe fatto prosperare.
Il suo approccio multi-disciplinare e le sue esperienze (come artigiano, manager e imprenditore) nell’innovazione gli hanno permesso di sviluppare, in circa sei decenni, una profonda conoscenza in diversi settori. Grazie all’intuito creativo e ad un buon “fiuto” per gli affari ha realizzato alcune invenzioni che hanno dato l’avvio ad importanti settori come quello delle telecomunicazioni, dell’energia elettrica e dell’intrattenimento.
“Il mago di Menlo Park”, come era soprannominato, seguiva tutto il processo di innovazione, dall’ideazione alla supervisione della produzione, fino alla commercializzazione dei prodotti. Riteneva fondamentale valutare il mercato potenziale per ogni invenzione; si avvaleva, per questo, di “agenti sul campo”, per comprendere al meglio chi avrebbe acquistato il suo prodotto, con quali benefici, in quali occasioni e a quale prezzo.
Nel lancio dei nuovi prodotti, Thomas sapeva quanto fosse importante preparare una campagna di comunicazione che suscitasse grande curiosità e “magnetizzasse” l’interesse dei consumatori. Le sue presentazioni dal vivo attraevano appassionati da tutto il mondo e trasmettevano tutta la sua dedizione (e soddisfazione) per l’innovazione.
Edison aveva già compreso l’importanza della creazione di (super)valore per differenziare i propri prodotti, un approccio decisamente prezioso, anche oggi, per chi intende realizzare l’innovazione nel mercato globale iper-competitivo.
Per impiegare questa competenza nel tuo business, potresti:
– osservare i nuovi trend e cogliere eventuali lacune nel settore in cui operi;
– rilevare nuove “sfumature” nelle esigenze dei consumatori attraverso ricerche (etnografiche);
– comprendere come i clienti utilizzano realmente i tuoi prodotti;
– ampliare la tua capacità di offrire valore per i clienti nuovi ed esistenti individuando possibili spazi di mercato;
– creare “esperienze memorabili” per i tuoi clienti che generino “passaparola” efficaci e una maggiore brand awarness.
Bene: conoscere e sviluppare queste cinque competenze può esserti molto utile, anche se non raggiungerai le vette di Edison, per migliorare le modalità con cui realizzi l’innovazione.
…come sempre, post di raffinata eccellenza …
grazie Giovanni!
Grazie a te, Matteo,
la prossima settimana pubblicherò le altre tre competenze per l’innovazione
Stay tuned 😉