Una delle (poche) certezze che abbiamo è che il cambiamento ci accompagnerà sempre. Il nostro modo di vivere e di lavorare evolve continuamente, così come gli “strumenti” che utilizziamo quotidianamente.
C’è chi sostiene che anche il cambiamento stia mutando e che diventi sempre più veloce e ampio: “Le onde lunghe (della storia)” – sostiene il sociologo De Masi – “diventano sempre più brevi”. Ma questo è un altro discorso.
La realtà che ci troviamo a vivere diventa sempre più complessa e, se vogliamo sopravvivere, o conquistare posizioni di leadership, dobbiamo superare il nostro istinto “conservatore” e mantenere una mente aperta alle novità.
1. Dimmi cosa usi e … ti dirò quanti anni hai
Douglas Adams è stato uno scrittore di fantascienza acuto e ricco di umorismo, noto al grande pubblico per la serie tv “Doctor Who” e per la pentalogia “Guida galattica per autostoppisti”. Nei suoi 49 anni ha conosciuto frustrazioni e successi: nel 1982 ha avuto tre romanzi nei bestseller del New York Times e del Publishers (unico britannico dopo Ian Fleming) e nel 1984 è stato il più giovane autore ad ottenere il premio Golden Pen.
Per quanto riguarda la percezione del progresso, Adams elenca, nel suo “The salmon of doubt”, tre leggi, che trovo (sempre) geniali:
– Tutto quello che c’è nel mondo alla tua nascita è normale e dato per scontato: è solo il modo naturale in cui funziona il mondo.
– Tutto quello che viene inventato tra i tuoi 15 e 35 anni è nuovo, eccitante e rivoluzionario: se hai fortuna, puoi costruirci sopra la tua carriera
– Tutto quello che viene inventato dopo i tuoi 35 anni è contro l’ordine naturale delle cose (e, forse, è l’inizio della fine della civiltà).
Come ti sembrano queste leggi? Sono vicine al modo di pensare e di agire tuo o delle persone che hai intorno?
Oggi, forse, le età indicate da Douglas dovrebbero essere un po’ posticipate; certo è che, con l’avanzare dell’età, tendiamo a fare maggior fatica nell’accogliere nuovi “strumenti”.
Esistono, per fortuna, anche piacevoli eccezioni: conosco arzilli settantenni e ottantenni (compresi i miei genitori) che utilizzano, in modo agevole, smartphone, computer, email, social network, ecc.
2. Occhi aperti e mente spalancata
Cogliere l’importanza e la portata di un’innovazione non è facile, soprattutto se si tratta di un’innovazione “dirompente”, che mette in discussione lo status quo.
Nei miei corsi, mi diverto a citare i commenti, non proprio lungimiranti, di alcuni esperti posti di fronte a prodotti innovativi. Eccone alcune:
“È assurdo pensare che una locomotiva possa andar più veloce di una carrozza a cavalli.” (The Quarley Review, 1825)
“Questo cosiddetto ‘telefono’ ha troppi difetti per poterlo considerare seriamente come mezzo di comunicazione. Il dispositivo è intrinsecamente privo di valore, per quel che ci riguarda.”- 1876, comunicazione interna della Western Union.
“Gli americani hanno bisogno del telefono; noi no. Abbiamo fattorini in abbondanza” – 1876, Sir William Preece, ingegnere capo delle Poste Britanniche.
“Penso che ci sia richiesta mondiale per circa cinque computer” – 1943, Thomas J. Watson Jr., in seguito diventato presidente dell’IBM.
“A chi diavolo vuoi che interessi sentir parlare gli attori?” – 1927, H. M. Warner, della Warner Bros.
“Benché la televisione sia forse realizzabile dal punto di vista teorico e tecnico, dal punto di vista commerciale ed economico è impraticabile.” – Lee DeForest, inventore
“La televisione non potrà reggere il mercato per più di sei mesi. La gente si stancherà subito di passare le serate a guardare dentro a una scatola di legno”. – (Darryl F. Zanuck, Presidente della 20th Century Fox, 1946)
“La bomba [atomica] non esploderà mai. Lo dico come esperto in esplosivi” – Ammiraglio William Leahy, membro del progetto U.S.A per la realizzazione della bomba atomica.
“Gli aeroplani sono giocattoli interessanti, ma di nessun valore militare” – Ferdinand Foch, Professore di Strategia, Ecole Superieure de Guerre.
Ti sembrano divertenti? A te è mai capitato di giudicare “superflua” un’innovazione che, successivamente, si è rivelata di grande successo?
Davanti ad un nuovo “prodotto” (ma anche una modalità di lavoro, un modello di business, ecc.), proviamo a domandarci: “In che modo può rendere più agevole ed efficiente il mio modo di pensare o di lavorare?”.
3. Diffusione dell’innovazione: sei innovatore o ritardatario?
Everett Rogers ha analizzato (fin dagli anni ’90) le modalità con cui le innovazioni si diffondono nel mercato e, soprattutto, come vengono adottate nelle comunità di consumo.
Quando una persona si trova di fronte ad un “prodotto innovativo”, tende a seguire, secondo Rogers e Shoemaker, cinque “tappe”:
– Consapevolezza: viene a conoscenza dell’innovazione, ma non ha informazioni dettagliate;
– Interesse: sviluppa interesse verso il “prodotto” e cerca informazioni e commenti;
– Valutazione: immagina il tipo di impiego che potrebbe farne e decide se vale la pena provarla;
– Sperimentazione: la persona sperimenta l’innovazione (su piccola scala) per verificarne l’utilità e la praticità;
– Adozione: decide, se è soddisfatta, di usare, a pieno, il nuovo “prodotto” e lo comunica a colleghi ed amici.
Per quanto riguarda la velocità con cui le persone adottano una nuova tecnologia, Rogers ha identificato cinque categorie:
1. Innovatori (2,5 %): sono i primi “coraggiosi” ad adottare l’innovazione, non temono la complessità e l’incertezza, dispongono, nella maggior parte dei casi, di consistenti risorse finanziarie, rappresentano il “canale” attraverso cui le nuove idee si diffondono nella società.
2. Primi Adottanti (13,5 %): sono ben integrati nel sistema sociale, esercitano una forte influenza sul comportamento di amici e colleghi, sono i “guru” a cui le persone si rivolgono per avere informazioni e consigli affidabili, fungono da “evangelist” del nuovo prodotto.
3. Maggioranza Anticipatrice (34 %): sono persone che godono di numerose relazioni sociali, sono piuttosto lenti e prudenti, anticipano di poco il consumatore “medio”, non hanno una particolare influenza sugli altri;
4. Maggioranza Ritardataria (34 %): sono gli individui scettici verso l’innovazione, adottano il nuovo prodotto per la pressione sociale degli altri, dispongono di minori risorse finanziarie e attendono l’attenuazione dell’incertezza del nuovo prodotto (o della nuova tecnologia).
5. Ritardatari (16 %): non sono mai “opinion leader”, basano le proprie decisioni più sulle esperienze passate che sulle influenze delle reti sociali, sono estremamente scettici verso l’innovazione (e verso gli innovatori), adottano un nuovo prodotto solo quando hanno la certezza della sua utilità.
La diffusione di una nuova tecnologia, inoltre, può essere ostacolata da diversi fattori (livello di conoscenza, prezzo, valore percepito, ecc.) che influiscono nel processo decisionale.
Un aspetto psicologico importante riguarda i cosiddetti costi di sostituzione. Un nuovo prodotto, e ancor più una nuova tecnologia, ci costringono a cambiare le nostre abitudini, ad imparare modalità diverse di lavorare, a sostituire o integrare una serie di “prodotti complementari” (cavi di collegamento, ecc.).
Non è necessario correre ad acquistare sempre l’ultimo modello di tablet o di smartphone, né installare ed utilizzare tutte le nuove app che escono, è importante, però, mantenere una mente aperta, capace di valutare e di scegliere le innovazioni più proficue.
Edith Nesbit nel “La città Magica” scrive provocatoriamente: “Nella nostra città c’è una legge terribile (è stata fatta per errore, ma ormai c’è), secondo la quale chiunque voglia un congegno meccanico ha diritto di averlo, ma dopo averlo avuto non può più smettere di usarlo”.
Credo che sia salutare imparare a “spegnere”, di tanto in tanto, i nostri dispositivi e concederci una passeggiata all’aperto per rinvigorire la nostra mente e risvegliare la creatività.