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Tieni a portata di mano le scarpe da jogging e prosegui nella lettura.
Una passeggiata nel benessere
Che camminare faccia bene alla salute, e all’apprendimento, lo sappiamo da un paio di millenni, da quando Aristotele, fin dal 335 a.C., insegnava nel Liceo di Atene. Aristotele era solito passeggiare con i suoi allievi lungo i colonnati (περίπατοι, “peripatoi”, da cui il nome di peripatetici), stimolando riflessioni e indagini filosofiche e scientifiche.
Mi verrebbe da chiedermi perché il mio professore di Filosofia, al liceo, pretendeva che stessimo fermi (e zitti) seduti al nostro banco, ma questa è un’altra storia.
Anche Friedrich Nietzsche, per rimanere nel campo della filosofia, scriveva, nei suoi aforismi: “Tutte le più grandi riflessioni sono concepite camminando” (aforisma 34).
Henry David Thoreau, guarda caso filosofo anche lui, diceva: “Mi pare che nel momento in cui le mie gambe cominciano a muoversi, i miei pensieri cominciano a fluire.”
Diversi ricercatori come, ad esempio, il neurologo José Ángel Obeso, direttore del Centro Integrato Neuroscienze di Madrid, hanno evidenziato i numerosi benefici di una camminata:
- migliora la respirazione, incrementa la circolazione sanguigna e l’apporto di ossigeno al cervello, regalando una sensazione di benessere,
- allenta la tensione e riduce l’affaticamento, in particolare diminuisce la produzione di cortisolo, ormone collegato allo stress,
- stimola la produzione delle endorfine, analgesici naturali (a struttura polipeptidica) simili alla morfina, che riducono il dolore e danno euforia e un senso di appagamento,
- favorisce le funzioni digestive e la secrezione dell’insulina, che metabolizza al meglio gli zuccheri,
- migliora le funzioni cognitive: incrementa l’attenzione, la memoria, l’elaborazione delle informazioni e l’associazione di idee.
Forse, a questo punto, ti è venuta voglia di allacciare le scarpe e di uscire per una passeggiata, ma resisti ancora qualche minuto: ci sono un paio di altre cose interessanti da scoprire.
Camminare tra le idee
Passeggiare può davvero migliorare le nostre abilità creative?
In base alla ricerca “Give Your Ideas Some Legs: The Positive Effect of Walking on Creative Thinking” svolta da Marily Oppezzo e Daniel Schwartz, nel 2014 presso Università di Standford, sembra proprio di sì.
Sono stati sottoposti, a quarantotto studenti di psicologia, due test: l’uno relativo al pensiero divergente (Guilford Alternative Uses) e l’altro al pensiero convergente (Compound Remote Associates).
Nel primo esperimento, i partecipanti hanno completato i due test prima stando seduti e, poi, camminando su un tapis roulant (davanti ad una parete bianca). Gli esercizi svolti mentre camminavano hanno fatto registrare un aumento del 23% nei punteggi del pensiero convergente (CRA) e del 81% in quelli del pensiero divergente (GAU).
Nel secondo esperimento, gli studenti hanno completato i due test con tre diverse modalità: seduti e poi camminando, camminando e poi seduti oppure sempre seduti. I punteggi, soprattutto nel pensiero divergente, sono risultati maggiori quando i partecipanti camminavano; è emersa, anche, una spinta creativa “residuale” quando i partecipanti, dopo aver camminato, hanno svolto il test seduti.
Il terzo esperimento si è svolto all’aperto, lungo un percorso predeterminato nel campus universitario, con quattro modalità (sempre seduti, seduti e camminando, camminando e seduti, sempre camminando) e ha confermato gli effetti positivi del movimento sul pensiero divergente.
Nel quarto esperimento sono stati introdotti ulteriori cambiamenti: è stato utilizzato un test relativo alla generazione di analogie (Barron’s symbolic equivalence) con quattro nuove modalità di svolgimento: seduti all’interno di una stanza (SitIn), camminando su un tapis roulant (WalkIn), seduti su una sedia a rotelle all’aperto (SitOut), e camminando all’aperto (WalkOut). Questo ha permesso di isolare e di distinguere l’effetto dell’ambiente esterno e del passeggiare. I partecipanti avevano cinque minuti di tempo per generare delle analogie partendo dagli stimoli proposti (a robbed safe, a lightbulb burning out, a budding cocoon).
I risultati hanno evidenziato, ancora una volta, che camminare agevola il flusso di idee ed è un ottimo espediente per favorire il pensiero creativo (e per migliorare la salute fisica). Il 100% dei partecipanti che avevano camminato è stato in grado di generare almeno una analogia di elevata qualità, rispetto al 50% di quelli che erano rimasti seduti all’interno.
“Non stiamo dicendo che camminare può trasformarti in Michelangelo“, ha affermato scherzosamente Marily Oppezzo, “ma può aiutarti, soprattutto nelle fasi iniziali, a sviluppare la tua creatività.”
Camminare all’aperto o al chiuso
Un altro aspetto molto interessante che è emerso dalla ricerche è che camminare all’aperto (magari in un parco verdeggiante), oppure su un tapis roulant, o lungo i corridoi (più o meno “monotoni” di un ufficio), ha fondamentalmente lo stesso effetto sulla creatività.
Come mai camminare, all’aperto o all’interno, influisce così positivamente sul pensiero creativo?
Non è completamente chiaro: i ricercatori sostengono che tra i fattori principali ci siano il miglioramento dell’umore e la deviazione dell’energia che, più o meno consapevolmente, viene usata per “soffocare” il pensiero creativo. “Camminare” ha ipotizzato Marily Opezzo “sembra permettere al cervello di abbassare le difese ‘iper-razionali’ e di lasciar fluire meglio le idee”.
Bene, se vuoi potenziare il tuo pensiero creativo e migliorare le tua salute, non ti rimane altro che allacciare le scarpe e approfittare della bella stagione per una camminata creativa.
[Articolo pubblicato originariamente su Wired.it]