Il cervello è un organo veramente straordinario; ogni volta che approfondisco alcuni aspetti (legati alla creatività) del suo funzionamento, rimango affascinato dalle sue potenzialità.
È formato da una rete di 100 miliardi di neuroni, meravigliosamente interconnessi tra loro, capaci di scambiarsi informazioni a più di 400 Km l’ora. Questi scambi elettrochimici ci consentono non solo di elaborare i dati che provengono dall’ambiente esterno, ma anche di pensare, di relazionarci con gli altri, di provare emozioni e, ovviamente, di generare idee.
Ecco 11 aspetti che trovo affascinanti e sorprendenti:
1. Un peso “piuma”
In una persona adulta, il cervello pesa circa 1.300-1.500 grammi e rappresenta il 2% del peso totale. Forse ti sembra poco, in effetti il 2% corrisponde ad 1/50 del peso, ma negli altri mammiferi questo rapporto è molto più ridotto: 1/214 nel cane, 1/350 nella pecora, 1/400 nel cavallo, 1/2000 nella tartaruga (ecco perché nessuno addestra le tartarughine …). La pelle che ricopre il tuo corpo, giusto per fare un confronto, pesa quasi il doppio (2.400 – 2.600 grammi).
2. Acqua (da tutte le parti)
Il 75% del cervello è composto da acqua e il 12% da grasso, ecco perché bere molto è così importante. Gli acidi grassi (acido linoleico, acido linolenico, acido arachidonico, ecc.) compongono le membrane dei neuroni e consentono la propagazione degli impulsi elettrici. Non siamo in grado, purtroppo, di sintetizzare questi acidi (che, in base alla loro struttura chimica, sono classificati anche in omega-3 e omega-6), così importanti per l’attività cerebrale, e dobbiamo assumerli attraverso un’alimentazione sana ed equilibrata.
3. Una rete potente (e delicata)
Il cervello contiene oltre 100 miliardi di cellule nervose, i neuroni, ognuna delle quali, attraverso le sinapsi (segnali di tipo elettrochimico), entra in contatto con altre 100.000 cellule. Il numero di contatti nervosi che si stabiliscono all’interno del tuo cervello è elevatissimo: circa 1024 (che equivale al numero dei corpi celesti presenti nella nostra galassia). Disposti in fila, i neuroni, formerebbero una linea lunga 1.000 km.
Questa rete potente, però, è anche molto fragile: può resistere al massimo 4 – 5 minuti senza ossigeno, poi i neuroni cominciano a morire e, dopo 8 – 9 minuti, si verificano danni permanenti.
4. Una sala-controllo ad alto consumo energetico
Anche se rappresenta solo il 2% del peso corporeo, il cervello consuma (secondo una stima dei ricercatori del Department of Nuclear Medicine and Molecular Imaginind – University of Groningen) circa il 15% dell’ossigeno e il 25% del glucosio presenti nel sangue; il triplo di quanto consumano i muscoli, giusto per fare un confronto. L’87% dell’energia è utilizzata per l’invio, la ricezione e la decodifica dei segnali elettrochimici; le informazioni, nel nostro cervello, viaggiano ad una velocità variabile, compresa tra 0,5 e 120 metri al secondo, ossia 430 km l’ora. Ecco perché alcune idee sembrano “sfuggirci” e non sempre riusciamo ad annotarle …
5. Un organo “indolore”
Il cervello è sprovvisto di noxiricettori, i recettori del dolore, che sono presenti, invece, in tutto il resto del corpo, quindi non prova dolore. Alcune operazioni neurochirurgiche possono essere effettuate mentre il paziente è sveglio, senza che (il malcapitato) percepisca alcuna sofferenza. Perché, allora, a volte abbiamo il mal di testa? Il dolore non proviene, ovviamente, dal cervello, ma dai recettori delle meningi, le tre membrane (dura madre, aracnoide e pia madre) che lo rivestono e lo proteggono. Alcune sostanze chimiche, rilasciate dai vasi sanguigni vicini alla meningi, possono attivare i noxiricettori e provocare cefalee, emicranie e decine di altri tipi di mal di testa. Sembra che il lavoro associato ad un maggior numero di mal di testa sia quello del contabile, seguito da librai e autisti di camion e autobus.
6. Un atleta “infaticabile” (e luminoso)
Le “attività” che svolge il cervello non sono di tipo muscolare, ma, come abbiamo visto, di natura elettrochimica: questo fa sì che non si stanchi mai. Se, dopo diverse ore di lavoro mentale, ti sembra che il cervello sia affaticato, poni attenzione al tuo corpo: la stanchezza, di solito, è localizzata negli occhi, nei muscoli del viso, del collo, delle spalle, ecc. Numerosi studiosi stimano che il cervello umano elabori tra 20.000 e 70.000 pensieri al giorno: non dovrebbe essere così difficile, quindi, generare qualche idea originale …
A proposito, quando sei sveglio il tuo cervello sviluppa un’energia pari a 20 – 30 watt, sufficiente per accendere una piccola lampadina: chissà se questo è il motivo per cui la lampadina è considerata il simbolo delle idee creative …
7. Sogni di una notte (di mezza estate)
L’attività cerebrale, durante la notte, è maggiore rispetto al giorno: sembra proprio che, quando andiamo a dormire, il nostro cervello si svegli. Uno studio condotto da Mayank Mehta, presso l’Università di Los Angeles, ha analizzato, tramite encefalogramma, l’attività cerebrale di alcuni soggetti durante le ore notturne. È emerso che il nostro cervello lavora ininterrottamente per rielaborare, ordinare e archiviare (o cancellare) le informazioni raccolte durante la giornata.
Quante volte sogniamo per notte e perché, a volte, non ricordiamo i sogni?
Molte persone fanno 2 o 3 sogni a notte, ma alcune (come me) arrivano anche a 6 o 7. Il ricordo di questi sogni, però, è molto labile: cinque minuti dopo il risveglio dimentichiamo il 50% di un sogno; dopo 10 minuti, il 90% è andato. Tenere un taccuino sul comodino è sempre un ottimo accorgimento per annotare intuizioni e idee appena svegli.
8. Plastico e in continua evoluzione
Per rispondere alla continue esigenze ambientali, il cervello crea nuove connessioni, “organizza” nuovi circuiti cerebrali e “modifica” se stesso. Eleanor Maiguire e Katherine Woollett, ricercatrici presso il centro di neuroimaging del London University College, hanno svolto un’interessante ricerca sulle evoluzioni del cervello dei tassisti londinesi. Per ottenere la licenza, i tassisti devono imparare a memoria la struttura di circa 25.000 strade (entro un raggio di 6 miglia dalla stazione di Charing Cross) e superare un test chiamato “The Knowledge”. Maiguire e Woollett hanno analizzato il cervello di 79 aspiranti tassisti londinesi: all’inizio non c’erano differenze significative, in termini di struttura e memoria, rispetto al gruppo di controllo; dopo 3 anni di studio e di pratica, però, le studiose hanno notato un notevole miglioramento nelle capacità mnemoniche dei soggetti e un aumento consistente nel numero di cellule nervose e nel volume dell’ippocampo. “Il cervello umano rimane “plastico” anche nella vita adulta, conservando la capacità di adattarsi quando vengono apprese nuove funzioni” ha concluso la Maguire.
9. Credulone: “Inception” non è (più) fantascienza
Nel film di fantascienza “Inception”, scritto e diretto da Christopher Nolan, il protagonista è in grado sia di “estrarre” ricordi dalla mente delle persone sia di “innestarne” di nuovi, veri o falsi che siano. Nel marzo del 2015 è stato pubblicato, su Nature Neuroscience, lo studio “Explicit memory creation during sleep demonstrates a causal role of place cells in navigation” relativo alla costruzione e all’impianto di memorie artificiali sui ratti. L’équipe MOBs (Memory Oscillation Brain States) coordinata da Karim Benchenane è riuscita a “trasferire” nel cervello di cinque topi da laboratorio, durante il sonno, un falso ricordo relativo al luogo in cui era nascosto del cibo. Tutti e cinque i topi, al risveglio, si sono diretti (autonomamente) nel luogo “innestato”. Erano già stati svolti, per la verità, altri esperimenti sull’impianto di falsi ricordi (come “Tricks of memory” e “Pluto behaving badly: false beliefs and their consequences), ma quello dell’équipe MOBs rappresenta il primo tentativo, di successo, di impianto di un’informazione “complessa”. Non possiamo sapere, allo stato attuale, se sia possibile “innestare” falsi ricordi anche nella memoria umana, immaginare scenari di questo genere, però, può stimolare la tua fantasia …
10. Disorientato: cosa ci ero venuto a fare?
È una macchina meravigliosa, il nostro cervello, eppure, qualche volta, ci sorprende in modo negativo: ti è mai capitato di entrare in una stanza e non ricordare più perché c’eri andato? Non è un problema di età, né un problema solo tuo: la scienza (finalmente) ha spiegato perché succede. Gabriel Radvansky, Sabine Krawietz e Andrea Tamplin, ricercatori presso il Dipartimento di Psicologia dell’University of Notre Dame, hanno svolto una ricerca (pubblicata sul Quarterly Journal of Experimental Psychology) sulle variazioni delle prestazioni mnestiche. Hanno chiesto ai soggetti di svolgere esercizi di memoria mentre si muovevano all’interno di una stanza e mentre passavano da una stanza all’altra (attraversando una porta). È emerso che le persone, nel secondo caso, avevano maggiori dimenticanze. “Passando da una stanza all’altra il nostro cervello identifica ogni stanza come una sorta di nuovo evento e elabora una nuova traccia mnestica per trattenerlo in memoria” – afferma Radvansky – “proprio come un segnalibro alla fine di un capitolo, i vani delle porte segnalerebbero al nostro cervello la fine di vecchi episodi e l’inizio di nuovi rendendo così più difficoltoso il recupero di vecchie memorie in qualche modo già archiviate”.
Un suggerimento utile per superare questo disorientamento, allora, può essere “associare” l’esigenza che ci spinge ad andare in un altro luogo ad un oggetto da portare con noi nella nuova stanza …
11. Un spazio (di memoria) illimitato
La “memoria” del nostro cervello funziona in modo diverso rispetto a quella di un hard disk, ed è in grado di “immagazzinare” quantità enormi di dati, anche se non è facile definire un ordine di grandezza. Paul Reber, docente di psicologia presso la Northswestern University, ha confermato questa difficoltà evidenziando che non sappiamo come misurare le dimensioni di un ricordo, i ricordi non sono tutti uguali (alcuni implicano maggiori dettagli e, quindi, occupano più spazio) e alcune esperienze vengono dimenticate, liberando spazio per nuovi ricordi. Reber ha affermato che: “Il cervello umano è formato da circa cento miliardi di neuroni, collegati da oltre mille miliardi di connessioni. Se ogni neurone potesse immagazzinare una singola memoria, si avrebbero effettivamente problemi di ‘spazio’. Ma ogni neurone si combina con gli altri in modo da conservare diverse informazioni contemporaneamente, aumentando esponenzialmente la capacità del cervello fino a 2,5 pentabyte (1 pentabyte = 1015). Abbastanza da tenere in memoria tre milioni di ore di serie tv (cioè guardare la televisione per oltre 300 anni di seguito)”. Altri studiosi sostengono che possa gestire le informazioni contenute in oltre 10 milioni di libri da 1.000 pagine ognuno, niente male, eh?
Insomma, puoi divertirti ad imparare tutto ciò che vuoi, senza problemi di spazio di memoria …
Mi auguro che queste riflessioni abbiano stimolato la tua curiosità e il desiderio di sfruttare al meglio il tuo cervello; come affermava scherzosamente Thomas Woodrow Wilson, presidente degli Stati Uniti e Nobel per la Pace nel 1919: “Io non solo uso tutto il cervello che possiedo, ma anche tutto quello che posso prendere a prestito.”