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Intelligenza creativa

Intelligenza creativa

Sono stato invitato, a metà aprile, a parlare di intelligenza creativa, presso il Collegio  Universitario “Luigi Lucchini” di Brescia, insieme al collega, ed amico, prof. Alessandro Antonietti, docente di Psicologia all’Università Cattolica di Milano ed esperto di pensiero creativo.

Il Collegio, una struttura moderna, molto vivace e colorata, pullulava di ragazzi e ragazze intenti a leggere, a studiare e a confrontarsi con una freschezza tipicamente giovanile. Insieme a loro, nell’auditorium, c’erano numerosi insegnanti e diversi manager, curiosi di raccogliere spunti di riflessione sull’intelligenza creativa.

Non ripropongo, qui, tutti i contenuti della conferenza, ma vorrei richiamare alcuni aspetti che mi sembrano importanti e che hanno suscitato l’interesse (e le domande) dei presenti.

In quale scenario vivi?

Lo scenario economico e sociale nel quale viviamo e lavoriamo è in continuo cambiamento; per la verità, i cambiamenti non sono mai stati così veloci come negli ultimi decenni. Ci troviamo a vivere la quarta rivoluzione industriale: lo so che nei libri di storia se ne studiano solo due, ma i tempi, come dicevamo, cambiano molto velocemente.

le 4 rivoluzioni industriali

Immagine: Le 4 rivoluzioni industriali

La terza rivoluzione industriale è iniziata negli anni ’70 con l’avvento dell’informatica e, successivamente, con l’evoluzione dell’elettronica, della robotica nei processi produttivi e della domotica nella gestione delle abitazioni (e dei luoghi di lavoro). Lo sviluppo delle reti telematiche ha permesso, inoltre, la diffusione di internet, che ha consentito, a moltissime persone, di accedere a grandi quantità di informazioni e, successivamente, di creare (e condividere) tali informazioni. Oggi, un numero sempre maggiore di persone ha la possibilità di collaborare, o di competere, (in modo “paritario” e in tempo reale) con chiunque altro sul pianeta, indipendentemente dalla collocazione geografica o dalla lingua.

La quarta rivoluzione è originata dall’applicazione delle teorie della fisica quantistica alla scienza dei materiali e all’elettronica: le nanotecnologie, oggi, consentono da un lato una miniaturizzazione estrema dei dispositivi elettronici e dall’altro la manipolazione degli atomi, e quindi delle caratteristiche fisico-chimiche, dei materiali. È possibile creare, in questo modo, nuove strutture molecolari con proprietà (meccaniche, elettriche, termiche, ecc.) ottimali. Lo sviluppo di questi nuovi materiali potrebbe portare, nei prossimi anni, a “ridimensionare” l’importanza economica (e politica) di diverse risorse naturali (metalli, combustibili fossili, ecc.). Hanno un peso importante, in questa quarta rivoluzione industriale, anche i progressi raggiunti dall’intelligenza artificiale, dalla genetica, dalle bio tecnologie, dalla stampa 3D, ecc.

Come può un professionista, o un’azienda, sopravvivere, o addirittura prosperare, in uno scenario così complesso?

Sii creativo

The future is not present part two”, afferma il mio amico e collega Tim Hurson: il futuro non è il presente parte seconda, quindi, per affrontarlo nel migliore dei modi, dobbiamo cambiare il nostro approccio usuale e, soprattutto, munirci di strumenti appropriati.
Le abilità creative, all’interno di contesti incerti e complessi, sono una delle risorse più importanti. Io ne sono convinto da tempo e recentemente anche alcune ricerche, come The Future of the job (presentata al World Economic Forum 2016), confermano la mia intuizione.

Questa ricerca ha coinvolto Amministratori Delegati, Dirigenti e Manager delle Risorse Umane di 350 aziende, che operano in diversi settori (Industria e costruzioni, Commercio, Energia, Servizi finanziari, Sanità, ICT, Media & Intrattenimento, Logistica, Servizi professionali), nei maggiori Paesi del mondo (USA, UK, Cina, India, Francia, Germania, Italia, Giappone, ecc.).

Gli elementi cardine della rivoluzione che stiamo vivendo (intelligenza artificiale, machine-learning, robotica, nanotecnologie, stampa 3D, biotecnologie, ecc.) provocheranno, in pochi anni, un cambiamento “dirompente” nel mercato del lavoro. Si prevede che spariranno circa sette milioni di posti di lavoro (principalmente nelle aree amministrative e nella produzione) e che ne verranno creati due nuovi milioni (nell’area finanziaria, management, informatica e ingegneria). In Italia lo scenario appare meno cupo, rispetto ad altri paesi, con 200.000 posti di lavoro persi e altrettanti creati, ma questo lo sapremo solo nei prossimi anni.

Cambiamenti significativi si profilano, di conseguenza, anche nelle competenze indispensabili per “sopravvivere” in questo nuovo contesto. Al primo posto, tra le skill più richieste, rimane il problem solving, che viene (finalmente) raggiunto sul podio dal pensiero critico e dalla creatività.

Competenze, Abilità, lavoro, futuro, innovazione

Immagine: le abilità più richieste

Non è facile prevedere gli sviluppi futuri; quello che possiamo intuire, comunque, è che avremo sempre più bisogno di una mente fluida, pro-attiva e creativa. Sviluppare e potenziare le nostre abilità creative sembra una delle strategie più sensate, e più proficue, per prepararci a vivere e a lavorare in questo scenario.

Impara continuamente

Gli analfabeti del XXI secolo non saranno coloro che non sono in grado di leggere e scrivere” – afferma il saggista Alvin Toffler – “ma coloro che non sono in grado di imparare, disimparare e imparare di nuovo” .

Le conoscenze specifiche diventano obsolete nel giro di pochi anni a causa della velocità, sempre crescente, con cui i cambiamenti, di cui abbiamo parlato, “ridisegnano” la realtà attuale. Più che sulle conoscenze in sé, allora, è bene concentrare la nostra attenzione sulle metodologie che utilizziamo per apprendere, in modo da diventare sempre più efficienti e più veloci nell’imparare.

Tra gli approcci più proficui c’è sicuramente quello visuale, che impiega principalmente immagini, colori, simboli e che prevede di organizzare e strutturare le conoscenze tramite schemi e mappe mentali. Imparare ad imparare, quindi, per apprendere meglio e con continuità.

Dopo il brillante intervento di Alessandro Antonietti, ci sono state numerose domande del pubblico: ecco alcune delle più interessanti.

Come possiamo superare i “soliti schemi” di pensiero?

Essere consapevoli di pensare secondo schemi usuali è già un ottimo punto di partenza. La prossima volta che ci troviamo davanti ad un problema potremmo domandarci: “In quali altri modi potrei descrivere (o definire) questa situazione?” e stilare un elenco di 8 – 10 definizioni diverse.

Possiamo anche scegliere di ritagliarci alcuni minuti, nella settimana, per riflettere sul nostro operato e domandarci: “Quando è stata l’ultima volta in cui ho messo in discussione il mio modo di lavorare?” e immaginare modalità alternative, e “plurali”, di svolgere le nostre attività.

Come “contestualizzare” queste riflessioni sull’intelligenza creativa per i nostri studenti, a volte un po’ demotivati?
Julio Velasco, l’allenatore di pallavolo più vincente di tutti i tempi, ripete spesso ai suoi giocatori: “La realtà è così com’è, non come dovrebbe essere.” È importante aiutare i ragazzi a leggere la complessità della realtà che li circonda, come abbiamo fatto questo pomeriggio, e far comprendere loro che sviluppare le abilità creative, oggi, è non è più un optional, ma una necessità. Possiamo incoraggiarli facendogli conoscere storie di ragazzi e ragazze italiani che, grazie alla loro competenza e creatività, hanno avviato attività imprenditoriali di successo. Ci sono moltissime storie di questo genere, anche se non vengono raccontate spesso: Alessandro Rimassa ne ha raccolte più di ottanta nel suo recente libro “La repubblica degli innovatori”.

Come posso dare qualche stimolo ai colleghi meno creativi del mio ufficio?
Non possiamo “cambiare” la testa delle altre persone … però possiamo lavorare sulla nostra! Battute a parte, per prima cosa possiamo creare delle occasioni formative in cui fornire a tutte le persone che lavorano con noi gli elementi base per sviluppare il pensiero creativo.

Possiamo inventare, poi, dei momenti, come un “aperitivo creativo”, in cui creare uno spazio sereno e informale e invitare i colleghi a condividere idee e proposte innovative. Ci sono aziende che organizzano, il primo venerdì di ogni mese, una “degustazione creativa” (di vino, di birra, di cioccolato, ecc.), in cui si scambiano idee e suggerimenti sui progetti attuali e futuri.

C’è un “segreto” per diventare più creativi velocemente?
Per diventare più bravi nello sport, o nella musica, o nello studio, sappiamo che dobbiamo “esercitarci” tutti i giorni; anche per la creatività, allora, vale la stessa regola: come suggeriva Pia nel film “Non ci resta che piangere”, dobbiamo “Provare, provare, provare, provare …”.

In pratica, possiamo impegnarci a:
– osservare il mondo con curiosità, come facevamo da bambini, con uno sguardo attento, pronto a notare ogni piccolo aspetto e a porre domande;
– superare le abitudini: cambiare strada quando andiamo al lavoro (o all’università), introdurre qualche cambiamento nel menù della nostra colazione, nella musica che siamo soliti ascoltare, ecc.
– uscire dalla nostra zona di confort e … fare qualcosa che non abbiamo mai fatto, come Chiara Gamberale, scrittrice e conduttrice radiofonica e televisiva, che racconta nell’articolo “Quei dieci minuti che ti cambiano la vita” di quando ha sperimentato una serie di comportamenti per lei “insoliti”, come mettere uno smalto fucsia, camminare di spalle nel centro città, stare alla cassa di una libreria, suonare il violino, fare la doccia dai vicini, ecc.

Concludo questo post con una citazione che Alessandro Antonietti ha proposto nel suo intervento: “Nessuna carovana, probabilmente, ha realizzato a pieno il suo sogno. Ma senza sogni nessuna carovana si mette in viaggio” (Anonimo)

[Se ti interessa, qui sotto trovi le slide della conferenza]

 

 

Foto: Conferenza “Intelligenza Creativa” – Collegio Universitario “Lucchini” – Brescia

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