Frontiera e innovazione (in Silicon Valley)

Italiani di frontiera Golden Gate

Sulla frontiera si combatte, sul confine si negozia” afferma l’imprenditore e scrittore italiano Pierluigi Celli.

Mi viene in mente che sulla frontiera non si combatte solo contro un “nemico” fisico: può capitare, in alcune frontiere “mentali”, di combattere contro noi stessi o, meglio, contro quella parte di noi che frena le nostre idee, il nostro entusiasmo, la nostra creatività.

Una delle mie letture estive, quest’anno, è “Italiani di Frontiera. Dal west al web: un’avventura in Silicon Valley” di Roberto Bonzio. Roberto è un brillante giornalista, curioso ed arguto, autore del progetto “Italiani di Frontiera”.

Mi è capitato di ascoltare, in diverse occasioni, i suoi speech (in realtà, data la vivacità dell’esposizione, le immagini, i filmati e la musica assomigliano più ad uno show) e ogni volta sono tornato a casa con tanti stimoli, tanti spunti di riflessione e … tante idee!

Ho deciso di contattare Bonzio per condividere qualche feedback e qualche idea; si è dimostrato sempre molto cordiale e molto disponibile. In un paio di occasioni siamo stati anche a cena insieme e, dalle nostre chiacchierate, sono nate alcune intuizioni e un paio di collaborazioni interessanti. I contenuti del libro sono davvero illuminanti e ho piacere di condividere con te alcune riflessioni (indipendentemente dal fatto che conosco l’autore: questo, insomma, è un disclaimer).

Nel 2008 Roberto si è trasferito (con moglie e figli) per sei mesi in Silicon Valley per “scovare” ed intervistare gli italiani che hanno avuto successo e che si sono distinti nel loro ambito lavorativo (business, ricerca scientifica, ricerca sociale e antropologica, artistico, ecc.).

Il libro “Italiani di frontiera” è una miniera di storie avvincenti, di luoghi affascinanti (e poco conosciuti), di idee originali; si legge tutto d’un fiato e, come gli speech di Roberto, mette quella ”strana voglia” di creare qualcosa (di innovativo).

Ecco alcuni aspetti, in ordine sparso, che ho annotato nel mio taccuino:

1. Capacità di reinventarsi (continuamente)

La storia, il (meraviglioso) patrimonio artistico, le tradizioni del nostro Paese sono fonte di grande ricchezza, ma rischiano di diventare un vincolo, perché facciamo fatica ad “allontanarcene” per creare qualcosa di veramente originale.

Le persone che hanno raggiunto risultati eccellenti (nel business, nella ricerca scientifica, ecc.) non si sono fermate, non hanno ceduto alla tentazione di “adagiarsi sugli allori”. Hanno avuto la capacità di immaginare altri scenari, altre circostanze in cui far valere le proprie competenze ed esperienze.

Qui sono poche le aziende che durano quindici anni, non esiste una situazione di successo statica” – affermava Renzo Lazzarato, Senior Director Engineering di Palo Alto Networks; “Se sei il numero uno al mondo, domani vai al lavoro e devi cambiare. Il successo della Silicon Valley non è legato ai risultati di una manciata di aziende o di un insieme di tecnologie: è basato sulla capacità di reinventarsi”.

Il successo, in un mondo veloce ed interconnesso come il nostro, è fugace: anche le idee o i business più promettenti vengono presto imitati ed è necessario, quindi, imparare ad innovare continuamente, imparare a reinventarsi con creatività.

– “In quale (altro) modo, o ambito, potrei sfruttare le mie competenze?”, “Quali trend ed opportunità riesco ad intravedere nello scenario attuale?

2. Sfruttare il fallimento

Avventurarsi nell’ambito dell’innovazione e sperimentare “percorsi” inusuali comporta, ovviamente, qualche rischio. Le persone più brillanti, però, comprendono presto che le sconfitte fanno parte del gioco e, con l’esperienza, diventano, come dice Charlene Li nel bestseller “Open Leadership”, dei “maestri nell’arte del fallimento”.

Scott Anthony, Amministratore Delegato di Innosight, parla di “intelligent failures” che avvengono alla “frontiera”, in modo veloce, su piccola scala, a basso costo e che forniscono intuizioni e informazioni preziose su prodotti, clienti, mercati, ecc. Ne avevo parlato nel post “Come trasformare gli insuccessi in opportunità creative“)..

– “Quali tentativi (fast e low cost) posso sperimentare nel mio lavoro?”, “Fin dove posso spingermi per esplorare nuovi spazi di innovazione nel mio ambito lavorativo?”

3. Integrare cultura scientifica e umanistica

Siamo soliti pensare che se un ragazzo eccelle nelle materie umanistiche, allora non è portato (e non può “appassionarsi”) per quelle scientifiche; così come tendiamo a percepire le discipline (accademiche e professionali) come indipendenti l’una dall’altra. Ma la realtà è più complessa e molto più affascinante.

La scrittrice e artista Emilie Wapnick, nel suo intervento al Ted “Why some of us don’t have one true calling”,  descrive come “multipotenziale” una persona che ha una pluralità di passioni e di interessi professionali. Persone di questo tipo, che abbondano in Silicon Valley, hanno (almeno) tre caratteristiche uniche, tre “super poteri”, come li definisce la Wapnick: sintesi di idee, apprendimento rapido e adattabilità.

Creano facilmente collegamenti e “intersezioni creative” tra ambiti differenti, grazie alle loro conoscenze ed esperienze ampie e diversificate; apprendono velocemente perché sono “allenate” a farlo spesso e perché riescono a trasferire ed ottimizzare le esperienze già maturate; sono capaci, infine, di trasformarsi e di adattarsi alle esigenze del contesto o della situazione.

– “Come posso integrare aspetti differenti nel mio lavoro?”, “Quali sono le mie caratteristiche uniche?”.

4. L’innovazione avviene sulla frontiera

Molte innovazioni nascono nella Silicon Valley perché, oltre ad essere un fertile tessuto sociale ed economico, rappresenta una “frontiera” (verso il futuro).

A pensarci bene, anche nelle aziende la maggior parte delle innovazioni nasce, principalmente, in due “luoghi”: la periferia e la frontiera.

Alan Robinson e Sam Stern, nel volume “Corporate Creativity: How Innovation & Improvement Actually Happen”, evidenziano come solo il 21% delle idee provenga dalla sede centrale, mentre il 79% nasca nelle sedi periferiche. William Dauphinais e Colin Price, nel libro “Straight from the CEO”, affermano che “circa l’80% delle innovazioni proviene da persone che si trovano ad almeno tre livelli gerarchici sotto la direzione generale”. Questo perché i lavoratori passano la maggior parte del tempo a stretto contatto con procedure o linee di produzione, hanno maggiore facilità (e maggiore motivazione), quindi, nell’individuare malfunzionamenti o migliorie da apportare.

Ci sono, poi, persone che lavorano al “confine” dell’azienda: sono quelle che si occupano di attività commerciali, che consegnano e installano i prodotti, che forniscono formazione e manutenzione e che hanno un punto di vista privilegiato e strategico. Hanno la possibilità, infatti, di osservare come i clienti utilizzano realmente i prodotti e servizi forniti, sono i primi a cogliere eventuali carenze o nuove esigenze ancora latenti, ecc. Trovi qualche altra riflessione nel post “Creatività nelle pieghe dell’azienda

– “Come posso affacciarmi sulla ‘frontiera’ della mia azienda o del mio contesto lavorativo?”.

5. L’innovazione avviene nei punti di intersezione

Frans Johansson, nel suo libro “Effetto Medici”, evidenzia come le idee più innovative nascano nelle “intersezioni” tra concetti, culture e stimoli differenti; la corte dei Medici, nella Firenze del Rinascimento, è stato un esempio eclatante di quanto appena detto.

Creatività significa mettere in relazione le cose”, affermava Steve Jobs: “Quando chiedi alle persone creative come hanno fatto una certa cosa, si sentono un po’ in colpa, perché non l’hanno davvero fatta loro, hanno intravisto delle connessioni”.

La Silicon Valley rappresenta un crogiuolo di culture, di nazionalità, di approcci, di stili, uno spazio fertile aperto a nuove idee e a contaminazioni di “generi” differenti.

Roberto racconta, nel libro, di una chiacchierata con Phil Pasquini, fotografo e giornalista, che evidenzia la multiculturalità di San Francisco. “Se cerchi il centro letterario, culturale, spirituale, creativo, artistico e d’avanguardia di questa città: devi visitare North Beach” – afferma Phil – “quello che era in origine un’enclave di immigrati italiani ha ospitato per primo ritrovi di caffè, librerie alternative, locali notturni, giganti della letteratura con i loro stili di vita alternativi.”. “Dai primi cercatori d’oro e pescatori “ – continua Phil – “questa zona ha visto la nascita dei beatnik negli anni Cinquanta, degli hippie negli anni sessanta sino alla vivace vita sociale che anima oggi le sue strade”.

– “Come posso creare occasioni di ‘intersezione’ nel mio lavoro?”.

6. Frontiera della mente

La Silicon Valley è una “frontiera delle mente”, come afferma Bonzio, un luogo che trasforma il modo di lavorare e di vivere. “La Silicon Valley è un ecosistema efficiente, privo di attriti” – sostiene Paolo Siccardo, ingegnere genovese fondatore di Digital Keystone – “ricco di fornitori, partner, finanziatori e concorrenti su cui far leva per far crescere una nuova impresa. Un ambiente capace di eliminare ogni barriera burocratica alla creazione di un’impresa, di ridurre al minimo il costo del capitale per chi ha un’idea valida; un sistema capace di proteggere la proprietà intellettuale e premiare i risultati dei degli investitori e dei dipendenti.”

Un approccio del genere è applicabile (con i dovuti adattamenti) anche in azienda, riducendo al minimo ogni ostacolo per chi desidera presentare un’idea innovativa (a chiunque). Bisogna imparare a gestire anche una sorta di “fermento creativo”, per favorire la libera circolazione delle idee, per premiare le migliori, immaginando modalità di comunicazione e di valutazione “fluide” e unconventional, perché le buone idee, di solito, nascono nel momento meno atteso. Dai un’occhiata anche alla video intervista “Studiare in Silicon Valley” che ho fatto a Gian Marco Nuvoli.

– “Come posso favorire il “fermento creativo” nella mia organizzazione (azienda, scuola, ecc.)?”.

Come vivere un’estate sulla frontiera

– Viaggiare
Ciò che ci spinge a viaggiare è il desiderio di visitare luoghi affascinanti, di conoscere altre culture, altre tradizioni, in definitiva altri punti di vista. Non importa che tu vada all’altro capo del mondo o che ti sposti di pochi chilometri, quello che conta è il tuo atteggiamento. Sfrutta la tua curiosità nel visitare città d’arte, parchi naturali, luoghi d’interesse storico, e, soprattutto, nell’incontrare le persone, nell’ascoltare le loro storie, nello scoprire aneddoti, ricette tipiche, ecc. Ne parlavo nel post “Vivi come un viaggiatore creativo“.

– Sperimentare cose nuove
L’estate è un periodo privilegiato per uscire dalla nostra “zona di confort” e sperimentare qualcosa di nuovo. Puoi frequentare corsi e lezioni (sport, ballo, vela, arrampicata, ecc.) in ambiti differenti dal tuo contesto, oppure puoi visitare aziende agroalimentari che organizzano tour enogastronomici. Avrai l’opportunità di scoprire, tante curiosità sui processi (raccolta, lavorazione, stagionatura, “invecchiamento”, ecc.) che portano alla realizzazione dei prodotti che consumi abitualmente.

– Creare connessioni
Potresti anche creare occasioni di “intersezione” organizzando cene con persone che si occupano di argomenti molto diversi tra loro per stimolare punti di vista differenti (e, magari, “raccogliere” spunti preziosi per problemi che desideri affrontare). Tornato al lavoro, potresti creare un tuo “muro delle idee”, come quelli che si vedono nei film, come “A beatiful mind”, o nelle serie tv, come Homeland, Elementary o Flashforward, in cui il protagonista attacca su un tabellone foto, articoli di giornale, ecc. relativi al “caso” che sta affrontando. La prossima volta che devi iniziare un progetto importante puoi raccogliere tutti i materiali (articoli, post, foto, infografiche, ecc.) e attaccarli ad una parete. Puoi divertirti ad osservare il “quadro” d’insieme e a creare collegamenti con pennarelli colorati, post-it, ecc.

Mi auguro che questi suggerimenti siano utili per stimolare la tua mente, perché, come scriveva, a proposito dei viaggi, Henry Miller: “La nostra destinazione non è mai una località ma piuttosto un modo di vedere le cose”.

 

Foto: “The Glden Gate bridge” by Giuseppe Milo

3 commenti su “Frontiera e innovazione (in Silicon Valley)

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  2. Filippo

    Utile e interessante come sempre, la qualità e l’eccellenza sono il tuo biglietto da visita.
    Complimenti degli articoli, Giovanni!

    1. Giovanni Lucarelli Autore articolo

      Grazie a te, Filippo,
      studiare, approfondire, sperimentare, scrivere sono, per me, attività affascinanti ed impegnative, è un vero piacere quando il mio sforzo viene riconosciuto ed apprezzato!

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