Quali sono le caratteristiche delle squadre sportive e dei gruppi di lavoro eccellenti? L’ho chiesto all’allenatore di basket più apprezzato, e più divertente, in circolazione.
Dan Peterson è stato un brillante allenatore di pallacanestro e da molti anni è un vivace giornalista e telecronista sportivo, noto al grande pubblico anche grazie ad alcuni spot pubblicitari (e alcune apparizioni televisive).
Inizia ad allenare, nei primi anni ’60, le squadre di basket in diverse università americane (Michigan State, USNA, Delaware, ecc.); nel 1971 viene scelto come allenatore dalla nazionale cilena, che, sotto la sua guida, otterrà il quarto posto (miglior piazzamento di sempre) nei giochi del Sud America. Nel 1973 comincia la sua avventura italiana allenando la Virtus Bologna, con cui vince la Coppa Italia (1974) e il campionato (1976). Nel 1978, passa all’Olimpia Milano, con cui vince quattro scudetti (1982, 1985, 1986 e 1987), due Coppe Italia (1986 e 1987), una Coppa Korać (1985) e una Coppa dei Campioni (1987). Nel 1987, conclude la carriera di allenatore e intraprende l’attività di commentatore sportivo per TMC, Tele+ e per la RAI.
Ho avuto occasione di conoscerlo all’evento “I 4 Pilastri della Leadership” (organizzato da Performance Strategies nel 2015) e sono rimasto sorpreso dalla sua vivacità e dalla sua simpatia: incurante dei suoi ottanta anni, Dan racconta, scherza e fa battute con l’entusiasmo di un ragazzo.
Nel suo intervento sulla leadership, molto divertente e coinvolgente, racconta la sua esperienza di allenatore e suggerisce alcuni comportamenti da tenere per guidare, con passione, il proprio gruppo.
Alcuni consigli che mi sono annotato sono:
- Dare l’esempio: non possiamo pretendere che i nostri collaboratori facciano qualcosa, se non siamo noi i primi ad attuare quel comportamento: facile a dirsi, impegnativo a farsi;
- Essere esigenti, senza esagerare: chiedere il massimo impegno alle persone che lavorano con noi, stimolarle a raggiungere prestazioni sempre più elevate, aiutarle a migliorare con suggerimenti puntuali, senza, però, eccedere;
- Tutti fanno parte della squadra: dedicare qualche minuto anche ai collaboratori meno “rilevanti” (Dan racconta che si fermava spesso a chiacchierare con il custode della palestra): per raggiungere l’eccellenza è necessario il contributo di ognuno;
- Rivolgere parole di apprezzamento e di incoraggiamento: è molto importante riconoscere il lavoro dei nostri collaboratori e gratificare il loro impegno, soprattutto quello delle persone che svolgono attività meno “visibili” (Dan confessa che incoraggiava molto il “decimo giocatore”, quello che giocava di meno e “soffriva” di più in panchina);
- “Food for thought”, decalogo di suggerimenti: Peterson era solito scrivere un decina di suggerimenti, prima della partita, per evidenziare gli aspetti cruciali a cui i giocatori dovevano prestare attenzione. Dopo la partita, scriveva una pagina di commenti divisa in due sezioni: “Perché abbiamo vinto” e “Cosa possiamo migliorare”.
Dopo il suo speech, ho avuto occasione di incontrare Dan e di rivolgergli qualche domanda su come costruire gruppi di lavoro eccellenti, su come migliorare le performance e la creatività di un team.
Come è possibile stimolare la creatività in una persona?
Innanzitutto bisogna incoraggiare la persona dicendole che può essere creativa, poi possiamo affidarle un compito creativo, come fare un logo, un disegno, un jingle, ecc. Se ci porta un risultato poco soddisfacente, possiamo stimolarla, dicendo: “So che puoi fare meglio”, “Se hai bisogno di qualche suggerimento, puoi venire da me …”, ecc.
Nello sport, come nella vita professionale, ci sono dei ruoli da “fantasista” che richiedono la capacità di leggere la situazione e di “unire i puntini”: come si fa ad allenare i ragazzi a queste capacità?
Io credo che chiunque faccia sport, ragazzo o ragazza, uomo o donna, lo fa per esprimere se stesso, per definire la propria identità, per mostrare che cosa è in grado di fare. Negli sport individuali, come l’atletica, il nuoto, il golf, questo “egoismo” va bene, negli sport di squadra, invece, bisogna cercare di indirizzarlo verso l’obiettivo comune, riconoscere le capacità del giocatore, ma metterle al servizio del team. Quando è arrivato in squadra Robert McAdoo, ed era uno dei migliori realizzatori nell’ N.B.A., gli ho detto: “Bob non voglio che tu superi i venti tiri a partita, non voglio che ti stanchi per l’ultimo tiro che potrebbe essere quello decisivo per la squadra”.
Nei gruppi sportivi, o di lavoro, le cose si complicano un po’, perché, oltre all’impegno personale, entra in gioco anche la relazione con gli altri. C’è qualche suggerimento per rendere più creativo un gruppo di lavoro?
Chiedere loro di lavorare in gruppo, lo so che può sembrare banale, ma è molto importante. Un formatore, mio amico, aveva sessantaquattro persone in aula: ha formato otto gruppi da otto e ha dato loro due ore per ideare uno slogan sull’azienda. Nello slogan, della durata di un minuto, ogni membro avrebbe dovuto dire almeno una frase. Il risultato è stato davvero impressionate: hanno creato degli slogan molto originali, io ho avuto difficoltà ad indicare il vincitore, pensa che almeno quattro sarebbero potuti essere direttamente trasmessi in televisione. Questo è un esempio di quanto sia importante incoraggiare le persone a lavorare in gruppo per realizzare un compito creativo.
Quali sono, nella sua esperienza, le caratteristiche di un team vincente?
Molte persone mi fanno domande simili e si aspettano un lungo elenco di cinquanta caratteristiche, ma non è così. Secondo me, le caratteristiche di una squadra vincente sono principalmente due: la prima è che ogni giocatore è disposto a fare un sacrificio per il bene della squadra, la seconda è che ogni giocatore è disponibile a dare una mano per aiutare un compagno. Questi sono i due pilastri su cui si regge, secondo me, una squadra vincente.
Esiste, secondo lei, una “formula” del successo?
Non credo che esista una “formula segreta” del successo; sono molto importanti le abilità e le capacità individuali e quelle della squadra nel suo insieme. C’è anche una componente di fortuna: io stesso sono stato vittima, se si può dire così, della sfortuna e ci sono alcuni episodi (e alcune scelte arbitrali) che faccio fatica a digerire anche dopo trent’anni.
Per avere successo, gli aspetti più importanti sono: credere in te stesso e nella squadra, sapere che giochi contro persone bravissime, dare sempre il meglio di te e trasmettere fiducia agli altri. È una sfida che va affrontata ogni giorno, con passione e fantasia … tutto qui.
Nel ringraziare Dan, a fine intervista, gli ho confidato che anch’io ho giocato a basket, durante i primi anni del Liceo. “Con quali risultati?” mi ha domandato, “Decisamente modesti …” ho risposto io. Dan mi si è avvicinato e mi ha sussurrato all’orecchio: “Tranquillo, prof. : questo non lo diciamo a nessuno!”
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Fantastico!
Aggiungo : ” Solo gli umili danno spettacolo”.
Sergio Zorzi
(Formatore/Skill Coach rugby)
Grazie Sergio,
in effetti l’umiltà è una delle caratteristiche dei veri campioni!