Tu pensi di essere un divergente?
Mi sono ricapitati sotto mano, qualche settimana fa, “Divergent”, “Insurgent” e “Allegiant” i libri della prima trilogia di fantascienza scritta da Veronica Roth.
Veronica, classe 1988, si è laureata in scrittura creativa presso la Northwestern University. Ha iniziato a scrivere i primi appunti su “Divergent” nel 2006, durante le vacanze estive, poi ha lasciato “maturare” le idee per quasi quattro anni e, nel giro di sei mesi, ha completato il primo romanzo. Nel 2012 è uscito “Insurgent” e nel 2013 “Allegiant”, e la trilogia ha venduto, complessivamente, oltre 20 milioni di copie.
Non si aspettava tutto questo successo e si è trovata spesso “assediata” da fan scatenati durante le presentazioni dei libri, le conferenze, le interviste, ecc. Veronica ha confidato che ha la curiosa abitudine di scrivere con il computer posto sopra il tapis roulant, in modo da camminare (lentamente) mentre scrive. Questa è un’ottima abitudine creativa, come scrivevo nel post “La creatività ha le gambe lunghe“
Avevo contattato, nel 2015, Veronica per un’intervista, ho scambiato un paio di email con David Mortimer, il suo agente; dopo un inizio promettente, però, non abbiamo concluso nulla: Veronica, in quei mesi, era molto impegnata nella scrittura di un nuovo progetto.
La lettura dei suoi libri mi ha incuriosito e mi ha stimolato qualche riflessione sul pensiero creativo, ma cominciamo con ordine.
Una trilogia promettente
In un futuro distopico, la società è divisa in fazioni a seconda delle attitudini e delle abilità delle persone. Ci sono i Candidi (Candor) vestiti di bianco, che non tollerano l’ipocrisia, dicono sempre la verità, sono onesti e si occupano della legge. I pacifici (Amity) vestono di giallo, sono gentili, allegri e sempre disponibili, per loro l’armonia è la cosa più importante e rifiutano ogni forma di aggressività; sono assistenti sociali, consulenti e agricoltori. Gli Eruditi (Erudite), vestiti di blu, sono intelligenti e precisi, si dedicano alla cultura e alla conoscenza; lavorano come insegnanti, scienziati, ecc. Gli Abneganti (Abnegation), vestiti di grigio, non sopportano l’egoismo, sono umili e altruisti; aiutano i bisognosi e ricoprono cariche governative. Gli Intrepidi (Dauntless) vestono di nero, sono atletici e coraggiosi; garantiscono l’ordine e la sicurezza.
A sedici anni tutti gli adolescenti vengono sottopongono ad un test attitudinale per capire quali sono le loro inclinazioni e, durante la “Cerimonia della scelta”, indicano la fazione in cui trascorreranno il resto della loro vita.
Quelli che non superano l’iniziazione in una fazione o che, per gravi motivi, ne vengono allontanati, diventano gli Esclusi e sono costretti a vivere, come mendicanti, ai margini della società.
Alcune persone scoprono, durante il test, di non avere una sola inclinazione, ma di essere adatte a tutte le fazioni: vengono chiamate “divergenti” e sono braccate perché ritenute pericolose per la società.
Non ti svelo come procede il racconto, se vuoi puoi leggere i libri. Lo stile narrativo della Roth non è straordinario, l’ho trovato molto semplice e, a volte, un po’ troppo “asciutto”, la storia, comunque, ha un buon ritmo ed è coinvolgente.
Esiste veramente il “Pensiero Divergente”?
Joy Paul Guilford, psicologo Fattorialista statunitense, ha analizzato i “fattori mentali”, cioè le abilità cognitive che la persona impiega quando pensa. Nel 1956 ha presentato la “Struttura dell’intelletto”, un modello multifattoriale molto innovativo, in cui descrive l’azione della mente a seconda dei contenuti che impiega, delle operazioni che compie e dei prodotti che ottiene.
Una delle intuizioni più interessanti di Guilford è la distinzione tra pensiero convergente e pensiero divergente. I test di intelligenza, fino a quel momento, misuravano esclusivamente abilità convergenti, come, ad esempio, la logica e la deduzione; Guilford estende il concetto di intelligenza anche al pensiero divergente, che valuta, ad esempio, la varietà e l’originalità delle risposte.
In cosa consistono, in pratica, questi due stili di pensiero?
Il pensiero convergente è un modo di procedere sistematico che, tramite una serie di passaggi (basati su schemi di ragionamento consolidati), ci porta al risultato finale. È quello che attiviamo, ad esempio, quando applichiamo formule matematiche o procedure standard.
Il pensiero divergente, invece, cerca di stimolare delle nuove prospettive, di superare gli schemi di ragionamento ordinari e di spingere la mente in direzioni inesplorate. Questo consente di generare una varietà di ipotesi e di soluzioni che prima non esistevano. Lo applichiamo quando dobbiamo risolvere un problema o quando ci troviamo davanti ad un imprevisto.
La storia della scienza e della tecnologia è piena di esempi di persone che, grazie a “soluzioni divergenti”, hanno scoperto leggi della natura, hanno inventato prodotti o servizi innovativi, hanno portato la loro azienda al successo. Basta pensare ad Archimede di Siracusa, a Isaac Newton, a Sigmund Freud, a Walt Disney, a Milton Erickson, a Steve Jobs, a Larry Page e Sergey Brin, ecc.
Ci sono anche storie, meno conosciute, di ragazzi che, applicando il pensiero divergente, sono riusciti a risolvere, brillantemente, piccoli problemi quotidiani.
Alex Tew, ventenne inglese, voleva studiare all’università ma non aveva abbastanza soldi. Non intendeva chiedere un prestito, né barcamenarsi tra mille piccoli lavori, come facevano alcuni suoi coetanei. Dopo decine di idee scartate, ha un’intuizione interessante: creare una pagina web e vendere ogni singolo pixel come spazio pubblicitario. Decide di vendere ogni pixel a un dollaro, la pagina ne contiene un milione: se riuscirà a venderli tutti (o comunque la maggior parte), avrà risolto i suoi problemi.
Nell’agosto del 2005 mette on-line il sito “The million dollar”, dopo tre giorni vende il primo blocco e, in appena due settimane, guadagna i soldi per il primo anno d’università. La sua idea, grazie al passaparola, fa il giro del web e attira l’attenzione di giornali inglesi come il Daily Telegraph, il Guardian e il Sun. Il suo sito diventa uno dei più visitati e, a dicembre del 2005, Alex ha venduto 990.000 pixel. I restanti vengono messi all’asta su eBay a gennaio 2006 e venduti per 38.100 dollari. Questo ventenne, con un’ottima idea e un investimento di circa 50 dollari, ha guadagnato, in totale, 1.028.100 dollari.
Il pensiero divergente, come avrai intuito, rappresenta lo slancio iniziale, l’intuizione “out of the box”: questa idea, per avere successo, dovrà poi essere migliorata e trasformata, grazie al pensiero convergente, in un piano d’azione concreto.
Come sviluppare un approccio “Divergente”?
Il Pensiero Divergente è uno strumento prezioso per superare la rigidità mentale, per favorire la flessibilità e l’originalità del pensiero e per risolvere, in modo brillante, problemi complessi e “open-ended”.
Ti piacerebbe sviluppare questo approccio nella tua vita?
Ecco qualche suggerimento divertente e “divergente”:
Domande insolite: dedica, ogni giorno, 5 minuti a porti delle domande insolite, in grado di mettere in discussione lo “status quo”, come: “Cosa accadrebbe se non fosse più possibile vendere il mio prodotto/servizio all’estero?”, oppure “Se dimezzassi o raddoppiassi il peso (o un’altra caratteristica) del mio prodotto: cosa succederebbe?”, o semplicemente, “Qual è stata l’ultima volta che ho messo in discussione il mio modo di pensare o di lavorare?”. Trovi alcune indicazioni anche nel post “Questioning: le domande che sprigionano la creatività”
Novità frizzanti: Prova a fare ogni giorno, per almeno un mese, una cosa che non hai mai fatto prima. Questo suggerimento, proposto dal pedagogista austriaco Rudolf Steiner, è stato divulgato da Chiara Gamberale, scrittrice e conduttrice radiofonica e televisiva, nel suo romanzo “Per dieci minuti”. Puoi stimolare la tua creatività nel fare qualcosa di nuovo nel tuo lavoro, nello sport, nella vita di tutti i giorni, in cucina, ecc. Lo so che può apparire una cosa un po’ sciocca, ma, come evidenzia Joe Dispenza, nel libro Evolvi il tuo cervello, “Ogni volta che impariamo qualcosa di nuovo o facciamo una nuova esperienza, il cervello crea nuove connessioni sinaptiche per formare nuovi schemi o reti neurali; e questo avviene a qualsiasi età.”
Prospettive molteplici: le persone “normali” tendono affrontare le situazioni da un solo punto di vista, che, spesso, è il più semplice ed usuale. Le persone divergenti, invece, riescono a descrivere le situazioni da diverse prospettive, anche molto differenti tra loro. La prossima volta che ti trovi a fare una fotografia, prova a cambiare angolazione ed inquadratura: ti accorgerai presto di quante possibilità ci siano nel “raccontare” un oggetto o un momento particolare. Puoi prendere anche l’abitudine di esporre una situazione in almeno cinque modi diversi (in modo divertente, spiegandola ad un bambino, senza usare alcune parole, ecc.).
Connessioni creative: i grandi innovatori sono persone capaci di cogliere aspetti più “flebili” della realtà e di collegarli tra loro in modo nuovo e inusuale. Frans Johansson, nel suo libro “Effetto Medici”, evidenzia come le idee più innovative nascano nelle “intersezioni” tra concetti, culture e stimoli differenti, come alla corte dei Medici nel Rinascimento. Anche se non sei un Mecenate, puoi allenarti a creare “connessioni creative” frequentando conferenze e corsi in ambiti diversi da quello in cui lavori, oppure creando occasioni di confronto con persone che svolgono professioni differenti.
Diventare (più) divergenti, allora, significa imparare a cogliere la realtà nella sua pienezza, ponendo attenzione agli aspetti meno usuali, riuscire a pensare fuori dagli schemi e immaginare ciò che nessuno ha ancora intuito.
Buon divertimento!