Ti piacerebbe avere un’illuminazione creativa (insight)?

Illuminazione creativa, insight

Ti trovi davanti ad una situazione difficile, pensi a lungo ad una soluzione per risolverla, ma non ti viene in mente niente. Continui a ragionare sui vari elementi, ma non vieni a capo di nulla. Poi, ad un certo punto, quando stai per gettare la spugna, arriva, all’improvviso, un’intuizione creativa che ti consente di risolvere, i modo brillante il problema.

Ti è mai capitato di avere un’illuminazione creativa (insight)?

Vorresti sapere che cosa succede nella tua mente quando hai un insight?

In questo articolo vediamo che cos’è un insight, come riconoscerlo e, per i più curiosi, esploriamo che accade nel nostro cervello. Ti darò anche qualche suggerimento pratico per “provocare” un’illuminazione creativa.

Che cos’è un insight

Il vocabolario Treccani la definisce come la “capacità di vedere dentro una situazione (o dentro sé stessi), percezione chiara, intuizione netta e immediata di fatti esterni o interni”.

Nell’ambito della creatività la possiamo considerare come la comprensione improvvisa e inattesa della strategia per arrivare alla soluzione di un problema; è chiamata anche “lampo di genio” o “Aha! Experience”.

Il termine “insight”, se te lo stai chiedendo, è stato creato, per la prima volta, dallo psicologo tedesco Wolfgang Köhler nel 1920. Kohler, uno dei fondatori della Psicologia della Gestalt, sosteneva che gli aspetti percettivi giocassero un ruolo centrale nella risoluzione dei problemi. L’idea che porta alla soluzione non arriva tramite un processo di prove ed errori (come sostenevano gli psicologi comportamentisti), ma grazie ad una “illuminazione creativa”.

Isaac Newton, colpito da una mela caduta dal suo albero, ebbe l’intuizione da cui, poi, è nata la teoria della gravità; Alexander Fleming notò che un contenitore di vetro, esposto per errore all’aria, era stato ricoperto da una muffa verde e la coltura di stafilococchi era quasi scomparsa, questa intuizione portò alla scoperta della penicillina.

Ok, non tutte le illuminazioni creative portano ad una scoperta eccezionale, ma possono aiutarci a risolvere i problemi che stiamo affrontando.

Sascha Topolinski dell’Università di Würzburg (Germania) e Rolf Reber dell’Università di Bergen (Norvegia) hanno evidenziato quattro caratteristiche di un insight:

  • Repentinità: l'esperienza è sorprendente e immediata,
  • Facilità: la soluzione viene elaborata con semplicità e chiarezza,
  • Effetto positivo: il momento dell’intuizione è piacevole e gratificante,
  • Sensazione di avere ragione: dopo un'intuizione, la persona considera la soluzione efficace, anche prima di averla messa in pratica.

Bene abbiamo capito, quindi, che l’insight è una comprensione fulminea di un modo per risolvere un problema e che si presenta con le caratteristiche dell’immediatezza, della facilità, della gratificazione e della certezza.

Che cosa succede nel cervello durante un’insight?

Ho avuto il piacere di chiederlo alla prof.ssa Carola Salvi, Neuro scienziata Cognitiva e docente all’Università del Texas ad Austin. Carola, una delle maggiori esperte mondiali di insight, mi ha concesso un’intervista per il mio podcast e ne è uscita una chiacchierata molto divertente e istruttiva (se vuoi dargli un’occhiata, la trovi qui: Intuizioni creative: intervista a Carola Salvi.

Il team di ricercatori, coordinato da Carola, ha somministrato alcuni test in cui c’erano dei problemi da risolvere, quando le persone percepivano un insight dovevano premere un pulsante. Quello che i ricercatori hanno osservato è che, un attimo prima che arrivi l’illuminazione creativa (circa 200 millisecondi prima), c’è un aumento, significativo e improvviso, dell’attività nel giro temporale anteriore superiore dell’emisfero destro. Si verifica, contemporaneamente, una deattivazione della corteccia visiva.

Questo sembra essere il momento in cui l'idea compare alla nostra coscienza, c'è un cambiamento repentino di indici fisiologici (aumento dell’attività nel giro temporale anteriore superiore e diminuzione nella corteccia visiva) e una risposta emotiva (indicata dalla dilatazione della pupilla) che evidenzia che abbiamo trovato una soluzione.

Possiamo fidarci dell’idea che troviamo grazie ad un insight?

Secondo Carola, sì, possiamo fidarci: nel 92% dei casi la soluzione individuata si è rivelata corretta.

Come possiamo “provocare” un’illuminazione creativa?

Non è proprio facile, John Kunius, grande esperto di insight, nel suo libro “The Eureka Factor”, scrive scherzosamente: “Gli insights sono come gatti, possono essere addomesticati, quando li chiami sanno che li stai chiamando, ma comunque non vengono.”

Le illuminazioni creative non arrivano a caso, sembrano precedute da una fase, più o meno lunga, di incubazione e, di solito, arrivano quando non siamo particolarmente concentrati (e non siamo seduti alla nostra scrivania).

L’importanza di “defocalizzarsi” dal problema, emerge anche dalla ricerca “Inspired by distraction: mind wandering facilitates creative incubation”, svolta nel 2012 da Benjamin Baird e Jonathan Schooler, presso L’Università della California.

I ricercatori hanno sottoposto a 145 studenti due esercizi che richiedevano di elencare in due minuti il maggior numero possibile di utilizzi alternativi di oggetti d’uso comune, come ad esempio stuzzicadenti, appendiabiti e mattoncini.

Allo scadere del tempo, ai partecipanti è stata concessa una pausa di 12 minuti, durante la quale

 - alcuni hanno semplicemente riposato;

 - altri hanno svolto un’attività che richiedeva memoria e concentrazione;

 - altri ancora sono stati coinvolti in un’attività poco impegnativa che favoriva la divagazione con la mente;

 - un ulteriore gruppetto di volontari non ha avuto alcun momento di pausa.

Alla fine del break gli studenti hanno svolto, di nuovo, il compito iniziale: quelli del 3° gruppo, che si erano dedicati all’attività che permetteva alla mente di divagare, questa volta hanno ottenuto performance migliori, rispetto ai compagni, nel 41% dei casi.

Lasciar vagare la mente, quindi, potrebbe sembrare un’attività inutile, ma facilita le connessioni e il pensiero creativo.

Prima di lasciarci ispirare dal “mind wandering”, però, dobbiamo avviare un processo creativo, come suggerisce Rowan Gibson, esperto di innovazione.

Ecco i passi che puoi seguire, secondo Rowan, per tentare di “provocare” un’illuminazione creativa:

  • Scegli una sfida che ti appassioni: lavorare a qualcosa (di circoscritto) che ti piace ti dà lo slancio e la motivazione di investire il tuo tempo e le tue energie;
  • Impara e approfondisci: studia, leggi tutto quello che puoi, analizza l’argomento in profondità, fai ricerche, confrontati con gli esperti, ecc.
  • Sperimenta: metti le “mani in pasta”, fai degli esperimenti, raccogli dei dati, modifica e sperimenta ancora, ecc.
  • Raggiungi il “punto di stallo”: tutti gli inventori (piccoli e grandi) hanno ammesso di essere arrivati ad un punto critico, una fase in cui provavano una profonda “frustrazione creativa” perché non intravedevano alcuna soluzione.
  • Concediti del relax: fai una passeggiata, fai sport, ascolta la musica, fai giardinaggio (o bricolage), insomma una qualsiasi attività fisica che ti “allontani” dal problema. Lo stato di benessere, creato da un’attività rilassante, stimola un alto numero di connessioni neuronali e questa maggiore attività elettrica del cervello rende più facile un’illuminazione creativa.
  • Accogli l’illuminazione creativa: mantieni la mente aperta e rilassata perché, nel momento meno atteso, può arrivarti l’intuizione che ti consente di “riorganizzare” gli elementi del problema e trovare una soluzione innovativa.

Spero che questi suggerimenti ti siano utili per avere più illuminazioni creative …

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